"PNRR E RIFORME CARTE VINCENTI PER ATTIRARE I CAPITALI"

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PER PORTARE gli investitori esteri in Italia servono riforme strutturali e i finanziamenti del Next Generation Eu potrebbero dare la sterzata che serve al Paese. Per Giorgia Giovannetti, ordinaria di economia politica all’università di Firenze e pro-rettore per le relazioni internazionali, l’importante sarà indirizzare bene gli investimenti dove servono, rendendo il Paese più competitivo nel suo complesso e non sono in alcune regioni, che sono già fra le più attraenti d’Europa.

Quali sono i settori che vanno rafforzati?

"Sicuramente le infrastrutture, sia quelle fisiche sia quelle digitali, che devono però essere accompagnate da riforme strutturali per la modernizzazione del Paese e anche dalla comunicazione all’estero dei progressi che stiamo facendo. Gli stranieri vedono l’Italia come un Paese interessante ma poco trasparente ed estremamente complicato. Bisogna semplificare al massimo le norme e risolvere il problema dell’attribuzione delle responsabilità".

Il Pnrr può aiutare?

"Certamente, ci sono molti progetti infrastrutturali che grazie al Pnrr andranno in porto e renderanno il Paese più competitivo. Ci mancano strade, ma soprattutto ferrovie. Gli investitori esteri, che sono molto sensibili ai parametri di sostenibilità, non capiscono come sia possibile affidare tutto il traffico merci ai trasporti su strada. Connettere i porti e gli interporti con le ferrovie è centrale per attirare investitori esteri. E questo è un punto su cui il Pnrr potrà dare un contributo decisivo".

Il rischio è di concentrarsi sulle grandi opere... "Esatto. L’Italia non ha bisogno di grandi opere, ma d’interconnessioni. Per le piccole aziende sparpagliate in provincia è importante poter esportare le proprie merci facilmente e rapidamente. Per questo non servono grandi opere o grandi aeroporti, ma connessioni mirate con le reti ferroviarie estere. È molto importante che gli investimenti del Pnrr siano mirati e non vengano distribuiti a pioggia".

Come indirizzare gli investimenti sulle aree che ne hanno più bisogno?

"Qui emerge chiaramente la questione meridionale, che l’Italia non è mai riuscita a risolvere. Non si tratta di una questione facile, perché non si possono indirizzare gli investimenti in aree dove non ci sono poi le com petenze per sviluppare i progetti. Se i ragazzi più dotati del Sud si spostano sempre a Nord per andare a studiare alla Bocconi o al Politecnico di Milano, difficilmente torneranno indietro. Invece bisognerebbe mantenere il capitale umano lì dove serve per risollevare le sorti delle aree dimenticate dalla crescita".

E qui si apre il problema della qualità dell’istruzione.

"Per le aziende che investono è fondamentale trovare il capitale umano necessario allo sviluppo dei loro progetti, ma non sempre capitale umano significa per forza un ingegnere nucleare laureato al Politecnico. Adesso nelle università stiamo sviluppando dei corsi di formazione continua che possono essere offerti anche a chi vuole mantenersi al passo e servono a colmare un gap formativo dell’università rispetto alla domanda delle imprese".

Anche questi sono progetti che il Pnrr potrebbe aiutare a finanziare...

"Certo, e sono progetti che danno frutti in tempi rapidi. Ma anche qui bisogna fare interventi mirati. Un corso serio di formazione specifica lo posso organizzare in poco tempo, non è come un corso di laurea. Non posso portare tutto il Sud ad essere laureato in tempi brevi, ma posso offrire dei corsi mirati, su competenze specifiche, in risposta alle domande delle aziende, che andrebbero mappate con attenzione per rispondere in maniera precisa, non a pioggia. E questo è un discorso che finora non ho visto fare, neanche all’interno del Pnrr".

Poi ci sono le vere e proprie riforme strutturali, dalla pubblica amministrazione alla giustizia...

"Sì, il Paese andrebbe sbloccato. La pubblica amministrazione è dominata da una diffusa paura di prendersi responsabilità e questo rallenta molte procedure autorizzative e molti progetti, fino a bloccarli del tutto. Spesso ci si trova di fronte a situazioni paradossali, dove nessuno vuole mettere un firma, per il timore di fare qualcosa di sbagliato e finire poi indagato dalla magistratura. Naturalmente ci sono alcuni settori che sono talmente competitivi da riuscire a superare questi ostacoli. Per attingere ai nostri prodotti di qualità gli investitori esteri possono anche passare sopra ai problemi d’incertezza normativa e di trasparenza, ma in altri campi questo non funziona".