"MUOVERSI SUI MERCATI TRA FED, COVID E TALEBANI"

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ARIANTI DEL COVID e guerra in Afghanistan. È il binomio di fattori che nelle ultime settimane, oltre a movimentare lo scenario geopolitico e a preoccupare gli analisti, ha lasciato il segno pure sui mercati finanziari. È vero che le Borse internazionali hanno avuto un andamento tonico per buona parte del 2021, grazie all’ottimismo derivante dalle campagne vaccinali ; poi, però, a guastare la festa sono arrivati appunto due eventi imprevisti: il primo è la la diffusione della variante Delta del Coronavirus che preoccupa gli Stati Uniti; il secondo è la conquista di Kabul da parte dei talebani che ha fatto aleggiare lo spettro di un nuovo scenario di instabilità internazionale, capace di rompere la pax americana. Come sempre avviene quando ci sono questi fattori di incertezza e di preoccupazione, le Borse internazionali sono tornate un po’ a traballare, dopo 8 mesi di rally. E così, nella settimana successiva a Ferragosto, i principali listini si sono mossi con il segno meno davanti: l’indice Ftse Mib di Piazza Affari ha perso il 2,8% circa in sette giorni, Parigi oltre il 3,9%, Londra l’1,8% e Francoforte l’1% circa in una settimana.

Nonostante la retromarcia, per il futuro alcune case d’investimento vedono ancora uno scenario roseo, anche se frastagliato da qualche temporanea correzione degli indici. "Con la liquidità che resta abbondante, dubitiamo che durerà a lungo qualsiasi tipo di correzione degli asset rischiosi (cioè principalmente delle azioni, ndr)", sostiene Mark Dowding (a sinistra, in alto), capo degli investimenti della casa di gestione BlueBay, che aggiunge una nota di ottimismo sull’emergenza sanitaria: "Nel breve termine, le preoccupazioni sulla variante Delta potrebbero pesare sulla fiducia di consumatori e aziende ma, con gli Usa e l’Europa ampiamente vaccinati, riteniamo che questi timori possano essere temporanei via via che impareremo a convivere con il Covid". Dowding ha un po’ meno certezze per quel che riguarda l’ Afghanistan: "Possiamo solo sperare e pregare affinché la situazione sia tranquilla nei prossimi giorni", ha scritto in un commento il capo degli investimenti di BluBay sottolineando però un punto: se l’amministrazione Biden si è mostrata assai impacciata nel gestire la crisi a Kabul, meglio si comporterà e la Federal Reserve (la banca centrale americana) che, dopo aver portato i tassi d’interesse al minimo storico e inondato di liquidità i mercati per oltre un decennio, oggi deve progressivamente mettere fine alle sue politiche monetarie di stimolo dell’economia, senza provocare scossoni sulle Borse. Ci riuscirà? "Abbiamo fiducia in un’uscita ordinata", afferma Dowding. Jackson Hole, è andata in questa direzione

Anche Johan Van Geeteruyen ( in basso), gestore nel settore azionario della casa d’investimenti Degroof Petercam Asset Management (Dpam), non ha lesinato note di ottimismo nelle sua previsioni sulla seconda metà dell’anno. "Tutto sommato, il medio termine è favorevole all’azionario", sostiene Van Geeteruyenm che però, nel suo outlook di inizio mese, aveva scritto: "Nelle circostanze attuali, possiamo aspettarci una pausa nei mercati, specialmente in agosto e settembre, che tradizionalmente sono i mesi più difficili dell’anno". A ben guardare, la sua previsione si è già in parte avverata, vista la correzione delle Borse europee della metà di questo mese; ora c’è il banco di prova di settembre. Naturalmente, ogni rischio può essere trasformato in opportunità per gli investitori. Per questo il gestore di Dpam ritiene che un eventuale retromarcia dei listini nelle prossime settimane possa essere considerata un’occasione per prendere posizione sul settore azionario, in vista di futuri guadagni nel medio periodo. A questo proposito, Van Geeteruyen guarda con maggior favore alle Borse europee piuttosto che quelle statunitensi, poiché i listini del Vecchio Continente hanno un maggiore potenziale di recupero e una maggiore sensibilità alla ripresa economica.

Per quanto riguarda le singole categorie di titoli, le preferenze del gestore vanno invece alle azioni con alti dividendi e a quelle delle small cap (le società a piccola capitalizzazione). Senza dimenticare i cosiddetti titoli value, un termine che nella comunità finanziaria indica solitamente le azioni di società che appartengono a settori ormai maturi o molto dipendenti dall’andamento del ciclo economico. Sono azioni il cui prezzo di mercato è inferiore al loro valore intrinseco perché un po’ troppo "snobbate" dagli investitori. Le Borse europee sono preferite a quelle statunitensi anche dai gestori di Pictet AM che, nel loro ultimo barometro sui mercati, hanno scritto: "Manteniamo un’allocazione neutrale tra azioni, obbligazioni e liquidità; tuttavia, continuiamo a privilegiare gli attivi che beneficiano del potenziale rafforzamento economico, come le azioni europee. La nostra analisi del ciclo economico indica che l’attività economica sta crescendo in modo significativo in tutta l’Eurozona dopo la brusca decelerazione degli ultimi due trimestri".