L’IDROGENO GREEN NUOVA FRONTIERA DEL PROFITTO

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"L’IDROGENO VERDE può giocare un ruolo-chiave nella transizione energetica". Parola di Gerrit Dubois, specialista nel segmento degli investimenti responsabili per la casa di gestione del risparmio internazionale DPAM, che da molti anni punta sui temi legati alla sostenibilità ambientale e sociale, identificati nella comunità finanziaria con la sigla Esg. L’idrogeno verde, che è una variante green dell’idrogeno tradizionale e viene prodotto senza alcun impatto ambientale, è stato al centro di un recente approfondimento curato da Dubois, il quale ne ha messo in evidenza tutte le sue qualità che lo rendono anche una buona opportunità di guadagno per chi investe sui mercati finanziari.

Perché questa fonte energetica è così attraente in una prospettiva futura?

"Le ragioni sono diverse. Innanzitutto, l’idrogeno verde è particolarmente interessante per le industrie difficilmente convertibili, per esempio quella siderurgica o la cantieristica navale, che non possono passare alla completa elettrificazione. Inoltre, questa fonte di energia può essere usata per la produzione di fertilizzanti, sostituendo così altre produzioni che si affidano a modalità di raccolta basate sui combustibili fossili. Infine, l’idrogeno green è anche un combustibile a basse emissioni di carbonio nell’industria dei trasporti: può essere utilizzato come vettore energetico e mezzo di stoccaggio, rappresentando quindi un’alternativa alle batterie, soprattutto quando viene convertito in ammoniaca, una sostanza per la quale già disponiamo di una notevole esperienza in termini di gestione e trasporto. Tutte queste applicazioni a basso contenuto di carbonio spiegano la recente e crescente attenzione per tale elemento, specialmente nel contesto della transizione energetica. Ci sono però alcuni ostacoli alla diffusione dell’idrogeno green che non vanno in alcun modo sottovalutati".

Quali sono?

"Innanzitutto, occorre ricordare che ci sono ancora notevoli differenze di prezzo tra l’idrogeno verde e quello grigio (che viene prodotto dai combustibili fossili e genera ancora un determinato quantitativo di anidride carbonica) Attualmente, la produzione di un chilogrammo di idrogeno grigio costa infatti in media meno di due dollari, mentre la stessa quantità in forma verde ha un prezzo che si aggira in media tra i 3,5 e i 4,5 dollari. Tuttavia, in alcune aree dove le fonti energetiche rinnovabili sono maggiormente sviluppate, come l’Australia o l’Arabia Saudita, i costi cominciano a ridursi significativamente. Purtroppo esiste poi un’altra difficoltà nella produzione dell’idrogeno verde e deriva dalla necessità di un’adeguata infrastruttura per il suo trasporto e stoccaggio, poiché si tratta di un elemento altamente infiammabile che richiede di essere pressurizzato prima del trasporto. Dunque, importante sarà il ruolo della regolamentazione: se vogliamo che l’idrogeno verde sia competitivo nei costi come quello grigio, i prezzi del carbonio devono aumentare drasticamente per spingere gli utenti verso questa fonte di energia pulita".

Quali consigli possiamo dare agli investitori che intendono puntare sull’idrogeno verde?

"Tenendo presente il suo grande potenziale di sviluppo, possiamo identificare varie opportunità d’investimento in più settori. Secondo le stime degli analisti, il mercato delle attività legate a questa fonte energetica può raggiungere un valore di ben 10mila miliardi di dollari entro il 2050. Ci sono beneficiari diretti di questo trend, come i produttori di elettrolizzatori o altri fornitori di attrezzature dedicate, così come le aziende di gas industriali. Ma esistono anche diversi beneficiari indiretti, per esempio gli sviluppatori di energia rinnovabile, oppure i produttori di fertilizzanti che potrebbero trarre vantaggio da un maggiore utilizzo dell’idrogeno, visto che hanno un’expertise nell’ammoniaca che potrebbe tornar loro utile. Di conseguenza crediamo che per gli investitori, specialmente in campo azionario, sia consigliabile seguire un approccio basato sull’intera catena del valore".

In che senso?

"Intendo dire che è consigliabile spaziare ad ampio raggio su vari segmenti di mercato: dalla produzione in sé di idrogeno verde a quella delle attrezzature che servono per generarlo, fino ad arrivare alle aziende coinvolte nelle attività di trasporto e stoccaggio, naturalmente tenendo sempre presente le diverse tempistiche. Ovviamente non vanno poi dimenticati gli investimenti nel segmento del credito. Pensiamo, per esempio, all’aumento di obbligazioni legate alla sostenibilità e a quei green bond che hanno un focus specifico sullo sviluppo, l’utilizzo e sulle infrastrutture dell’idrogeno verde".

Andrea Telara