INNOVAZIONE ED EXPORT, LA PATTUGLIA DEL NORD EST A PIAZZA AFFARI

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PICCOLE MA PROMETTENTI, spesso originarie nel Nord Est. Sono le società che hanno deciso negli ultimi anni di quotarsi alla Borsa di Milano sul listino dell’Aim, il mercato dedicato alle aziende con un alto potenziale di sviluppo, tra le quali figurano molte realtà del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e del Trentino Alto Adige ma anche dell’ Emilia-Romagna e della parte orientale della Lombardia. Una delle ultime matricole, in ordine di tempo, è stata la padovana Jonix, specializzata nella produzione di sanificatori dell’aria per ambienti, che nello scorso esercizio ha realizzato un giro d’affari di 5,5 milioni euro, di cui il 15% viene esportato all’estero. Arriva dal Veneto anche un’altra delle ultime debuttanti dell’Aim, la veronese Casasold, che offre un servizio di ristrutturazione e vendita di appartamenti e uffici, per proprietari che hanno difficoltà a dismetterli. È una piccola impresa che nel 2020 ha registrato un valore della produzione di 1,44 milioni di euro, con un utile netto di 160mila euro. Si occupa invece di integratori alimentari la Labomar di Istrana, in provincia di Treviso, che ha fatto il suo ingresso a Piazza Affari nell’autunno dell’anno scorso e che ha un fatturato ben consistente: oltre 61 milioni di euro nel 2020, accompagnato da un utile netto di 4,5 milioni.

Andando indietro nel tempo, prima dell’arrivo della pandemia, nel giugno del 2019 c’è stato l’approdo sull’Aim di un’altra società veneta: la Officina Stellare di Sarcedo, in provincia di Vicenza, che si occupa della progettazione e produzione di strumenti opto-meccanici, largamente utilizzati nei settori dell’aerospazio e della difesa. Sempre nell’estate di due anni fa è arrivata in Borsa pure la Gibus di Saccolongo (Padova), noto marchio di tende da sole, pergole e coperture per ambienti esterni di abitazioni ed esercizi ricettivi, che esporta quasi un terzo del fatturato e ha realizzato nel 2020 il record dei ricavi, in crescita del 10% su base annua a 45 milioni di euro. Nella piccola frazione di Povolaro nel comune di Dueville (Vicenza) ha sede invece la Askoll Eva, che produce moto e monopattini elettrici e tutto quanto ha a che fare con la cosiddetta mobilità sostenibile, oggi assai in voga in molte città italiane. Askoll Eva ha fatto il suo ingresso a Piazza Affari circa tre anni fa e nello scorso esercizio ha subito purtroppo gli effetti del lockdown, registrando un calo del giro d’affari di oltre il 46%, da 17 a 9,4 milioni di euro, con l’obiettivo di rimettersi però in carreggiata dal 2021 in poi.

Ma l’elenco delle piccole e medie aziende del Nord Est che negli ultimi anni hanno scelto la Borsa come trampolino di lancio non è finito. Circa 3 anni fa è sbarcato a Piazza Affari anche il gruppo Somec che, dopo aver scelto inizialmente il listino destinato alle piccole e medie imprese, ha deciso nel 2020 di passare sul listino principale. Ha sede a San Vendemiano, in provincia di Treviso, un giro d’affari di quasi 230 milioni di euro nell’ultimo esercizio ed è uno dei principali operatori mondiali nella produzione di misura e posa in opera di vetrati ad alto contenuto ingegneristico nelle navi da crociera. Ha sede in provincia di Treviso, a Villorba, anche la Dba Group dei fratelli De Bettin, quotatasi nel 2017, che genera ricavi ogni anno per oltre 70 milioni di euro, ha sedi in 8 paesi diversi ed è specializzata nei servizi di information technology che permettono di governare il ciclo vitale delle infrastrutture. Si tratta dunque di un business di nicchia ma con un elevato livello di investimenti nelle tecnologie digitali.

Ed è proprio questo uno dei tratti distintivi che accomunano le aziende del Nord Est che negli ultimi anni sono approdate sull’Aim: l’aver saputo puntare su produzioni ad alto valore aggiunto, investendo nell’innovazione affermandosi su mercati esteri lontani dall’Italia. La loro presenza spazia un po’ in tutti i settori, compreso quello del lusso. È il caso della vicentina Fope, storica azienda orafa italiana fondata nel 1929, che è quotata dal 2016 ed è specializzata nella gioielleria di alta gamma, con una quota di export sul fatturato che arriva all’80%. In 5 anni il valore del titolo Fope è passato da 3,1 a 8,5 euro circa, anche se è ancora sotto i massimi di 9,7 euro del novembre 2019.