ASSET MANAGEMENT A GONFIE VELE, E ORA LA SFIDA DEL DIGITALE

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OLTRE 25mila miliardi di euro. E’ la cifra astronomica che esprime il valore dell’industria del risparmio gestito (asset management) dell’Europa Occidentale. I dati sono aggiornati alla fine dell’anno scorso e sono stati diffusi nei giorni scorsi dalla nota multinazionale della consulenza McKinsey, che ha messo in evidenza una realtà incontestabile: nonostante la pandemia del Covid-19, nonostante la recessione economica e qualche temporaneo sbandamento dei mercati finanziari, l’industria dell’asset management non sembra conoscere crisi. Anzi, tra il 2007 e il 2020 questo settore è cresciuto in media del 5% all’anno, portando il patrimonio in gestione dai 13mila miliardi di 14 anni fa ai 25.200 miliardi attuali. Raccogliendo questo "tesoretto", le case di gestione del risparmio hanno ovviamente fatto una montagna di profitti: gli utili complessivi dei player del settore sono infatti aumentati nel 2020 di 2,2 miliardi di euro raggiungendo i 22,8 miliardi. Non è però tutto oro quello che luccica. Pur essendo un settore sostanzialmente ancora in salute, l’asset management dell’Europa Occidentale deve fronteggiare da anni un aumento delle spese operative, che potrebbe in futuro minacciare la redditività delle case di gestione del risparmio qualora i mercati finanziari facessero retromarcia e attraversassero una fase di ribassi. Mentre il rapporto costi-ricavi delle società di asset management è rimasto relativamente stabile nel 2020 al 59%, in valore assoluto i costi per le aziende del settore sono aumentati per l’undicesimo anno consecutivo con un balzo in avanti nel 2020 del 4,2%.

Oltre ai dati di bilancio passati delle società di gestione, McKinsey si è concentrata nel suo report anche sugli scenari futuri di un’industria sempre più importante per il sostegno all’economia. Guardando in avanti, gli analisti della società statunitense hanno delineato in particolare cinque trend socio-economici che condizioneranno la gestione del risparmio nell’Europa Occidentale. Il primo trend riguarda la politica delle banche centrali. E’ molto probabile che le authority di tutto il mondo continueranno nella loro strategia di tassi bassi e dunque spingeranno i risparmiatori a provare sempre meno interesse verso le obbligazioni (e ovviamente verso anche i fondi che investono in questa categoria di titoli).

Il secondo cambiamento strutturale che si delinea all’orizzonte per l’asset management europeo è un sempre maggiore intervento dei governi nell’economia che, oltre a far crescere il debito pubblico, farà aumentare anche il numero di società industriali a controllo statale. Inoltre, c’è un terzo trend importantissimo che sembra destinato a lasciare il segno nel mondo del risparmio. E’ la crescente attenzione degli investitori verso le tematiche Esg (environmental, social and governance), cioè verso la sostenibilità ambientale, la responsabilità sociale e la trasparenza della governance delle aziende quotate. Ormai gran parte dei fondi investe seguendo i criteri Esg, escludendo per esempio i titoli di società che non rispettano l’ecosistema o portano avanti business non sostenibili per l‘equilibrio del Pianeta. Puntando sui temi Esg, secondo McKinsey l’industria dell’asset management ha di fronte una grande opportunità: quella di assumere un ruolo di primo piano nel plasmare un futuro sostenibile e nella lotta al cambiamento climatico. Il quarto trend strutturale che il settore del risparmio gestito deve affrontare è la progressiva digitalizzazione dell’economia e del lavoro. Tale scenario può portare un po’ di incertezza sui mercati perché è probabile che si affermino nuovi modelli di business, cioè quelli di aziende capaci di sfruttare al meglio le tecnologie digitali in diversi settori.

Infine, c’è un’inversione di tendenza nel processo di globalizzazione, che nei decenni scorsi sembrava irreversibile. Questo trend costringerà le case di gestione dei fondi che operano a livello internazionale confrontarsi con situazioni differenti da paese a paese, con normative e regolamenti diversi e con dinamiche socio economiche più specifiche in ogni singola area geografica. L’industria del risparmio, insomma, deve vedersela con un mondo che cambia e deve diventare più tecnologica, attenta alla sostenibilità e capace di interpretare con tempismo la società che la circonda.