E GELESIS GUARDA ALLO SBARCO A WALL STREET

Il professor Alessandro Sannino dell'Università del Salento

Il professor Alessandro Sannino dell'Università del Salento

IL SUO PAPÀ è Alessandro Sannino (a destra), professore di Tecnologia dei polimeri e biomateriali dell’Università del Salento dove è stata concepita e incubata. A Calimera, in provincia di Lecce, ha una delle sue due sedi, accanto a quella più grande di Boston, base di lancio per la conquista del mercato americano. Ora Gelesis, start-up che ha sviluppato Planety, una pillola per combattere l’obesità, sbarca a Wall Street. Con una valutazione da ‘unicorno’: 1,3 miliardi di dollari. L’operazione si realizzerà attraverso una Spac, società contente cassa, il cui unico obiettivo è individuare una ‘preda’ e portarla in Borsa attraverso una business combination. E a fondersi con Gelesis sarà Capstar, promossa dall’omonima società di investimento texana e da alcuni fondi di Pimco, la società di asset management di Allianz. Nell’ambito della quotazione Gelesis raccoglierà 376 milioni di dollari "per finanziare il pieno lancio commerciale di Planety e aumentare la capacità produttiva in modo da poter soddisfare la domanda" della pillola, un dispositivo medico autorizzato dalla Fda americana per aiutare a perdere peso, se associata a dieta ed esercizio fisico, gli adulti con un indice di massa corporea tra i 25 e i 40 chilogrammi. Una condizione in cui si trovano 150 milioni di americani.

La pillola, da assumere prima dei pasti, contiene un idrogel superassorbente che si gonfia con l’acqua, contribuendo a una sensazione di pienezza che riduce l’appetito. Gli studi clinici prodotti da Gelesis, alla base dell’autorizzazione della Fda, hanno visto 6 adulti su 10 perdere il 10% del loro peso, raddoppiando le chance di dimagrire. A Sannino, promotore di diverse startup e professore a contratto al Mit, si deve la creazione della tecnologia Gelesis100, alla base di Plenity. Un’idea nata dalla richiesta di una multinazionale svedese di mettere a punto un pannolino completamente biodegradabile. "Fu subito un fallimento", ha raccontato in un’intervista, così come naufragarono altri tentativi di applicazione, dall’agricoltura al diabete. "Negli Stati Uniti dicono che non si è un vero imprenditore se non si è falliti almeno tre volte. Io sono un grandissimo fallito" ma un fallito "come valore, come costruzione del proprio percorso e delle proprie certezze" senza "seguire strade già battute" perché "il futuro non replica il passato".