SARTORIA E BOUTIQUE ONLINE: LUBIAM RIPARTE

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HA SOFFERTO gli effetti della pandemia come tutto il made in Italy della moda. Ma uno degli storici gruppi del menswear d’alta gamma, la Lubiam di Mantova, 110 anni di storia alle spalle e modello d’eccellenza sartoriale da sempre modellata, tagliata e cucita in Italia con 330 dipendenti, il 90% donne (pur avvalendosi della collaborazione di altre realtà produttive nel nostro Paese e in Europa), è pronta a ripartire. Anzi, esordisce Giovanni Bianchi, ad e style director della maison mantovana a cui fanno capo, per un giro d’affari che sfiora i 50 milioni di euro, i brand Luigi Bianchi e L.B.M. 1911, "siamo già ripartiti. Il 2020 è stato un anno complicato dall’emergenza sanitaria che ha avuto effetti negativi in particolare nel settore tessile e in quello in cui operiamo, si pensi solo allo smart working o alla mancanza di eventi, fiere, congressi che hanno inciso sui capi formali piuttosto che al venir meno delle cerimonie, per cui produciamo come Luigi Bianchi una linea dedicata. Siamo convinti che il settore si riprenderà in modo forte in autunno ma già in queste ultime settimane l’attività si è riavvicinata, peso agli abiti da cerimonia, ai numeri pre-Covid. Le boutique sono tornate a lavorare a pieno regime, abbiamo ricevuto moltissime richieste in termini di riassortimento, e anche il su misura è ripartito veramente con slancio. Abbiamo grandi aspettative per i prossimi mesi, in particolare per i mercati europei, dove l’Italia rimane centrale, la Russia e la Corea, mentre più lenta per ora è la ripresa americana e quasi fermo il Giappone nonostante le Olimpiadi".

La pandemia è stata per Lubiam un periodo complicato ma anche ricco di cambiamenti. A cominciare dal restyling del marchio storico Luigi Bianchi – quello più amato dai vip nel mondo e che, solo per citare due nomi, vede in Italia i capi indossati dagli chef Antonino Cannavacciuolo e Alessandro Borghese – che dalla prossima primavera-estate 2022 riunirà le collezioni finora associate a tre distinti brand (Luigi Bianchi Mantova Sartoria, Luigi Bianchi Mantova Flirt e Lubiam Cerimonia). "Abbiamo ripensato completamente l’immagine, con un restyling del logo, che va in una direzione ben precisa – spiega Giovanni Bianchi –: quella della semplicità, dell’immediatezza e della ricercatezza, per arrivare in modo ancora più diretto al nostro target. Abbiamo voluto sposare una filosofia nuova, improntata sulla chiarezza e soprattutto sul racconto di un unico universo valoriale condiviso".

Le novità riguardano anche il marchio L.B.M.1911, quello meno formale, più giovane e innovativo?

"Vero. La collezione primavera-estate 2022 prevede una significativa estensione di gamma: ci sarà un’ampia proposta in termini di maglieria ed accessori che porterà il brand ad essere sempre più riconoscibile e a presentarsi in ottica di total look".

Un altro cambiamento ha riguardato il recente annuncio della collaborazione con lo stilista Gabriele Pasini. Da che cosa nasce questa partnership?

"Con Gabriele abbiamo scoperto di avere molte cose in comune, tra cui la passione per lo sport. Siamo poi molto simili nel modo di lavorare e di concepire le nostre creazioni: siamo entrambi dei perfezionisti, curiamo la realizzazione dei capi fin nel minimo dettaglio, crediamo nel valore della tradizione sartoriale e nell’esigenza di portarla avanti con proposte innovative. Quindi si tratta di una bellissima sfida creativa che ci permetterà di completare la nostra offerta, completando il parco clienti uomo-donna sempre con l’attenzione ai capospalla (abiti, giacche, tailleur femminili) e di arricchire il nostro know how. Lo sviluppo di questa nuova linea darà un fortissimo impulso alla nostra produzione made in Italy e made in Mantova, creerà lavoro e valorizzerà una volta in più l’esperienza e la professionalità delle nostre risorse interne specializzate".

Lubiam quindi è davvero un’espressione dell’eccellenza del made in Italy nel mondo?

"Il made in Italy della moda ha ancora un enorme riconoscimento e un grande mercato nel mondo. Per questo servirebbe un maggiore controllo sulle catene produttive che riconoscano che in Italia, per presentarsi come made in Italy, non ci si limiti solo all’ultima cucitura. Noi continueremo a puntare e investire sulla produzione sartoriale a Mantova per difendere la qualità e il servizio anche se non è facile trovare giovani da formare per questo lavoro ancora con forti tratti artigianali".

State lanciando anche le vendite online?

"È un progetto che avevamo nel cassetto ed è stato accelerato dalla pandemia. Proprio in questi giorni abbiamo lanciato il nuovo sito www.lbm1911.com dedicato all’offerta consumer per il marchio L.B.M.1911. Questa operazione rappresenta per noi uno step fondamentale nel processo globale di digitalizzazione che stiamo affrontando senza però dimenticare l’importanza della rete distributiva tradizionale che si basa su negozi e boutique multibrand a cui offriamo sia i capi già confezionati sia il su misura, con i nostri sarti che, in giornate dedicate, partono da Mantova e volano a New York".