RIGENERARE LE CITTÀ: MILANO MOSCA BIANCA, FRANCIA E SPAGNA TRA I VIRTUOSI

Migration

L’OCCASIONE per costruire il futuro post-Covid abita in città. La rigenerazione urbana è infatti qualcosa di determinante per costruire, migliorare, adeguare gli spazi del nostro vivere alle esigenze del mondo post-Covid. Ma non solo. Rappresenta anche una leva, finora colpevolmente inutilizzata, per un rilancio sociale e, soprattutto, economico. D’altra parte, 51 milioni di italiani su 60, secondo la Banca Mondiale, vivono nei centri urbani ed è proprio nelle città che si genera l’80% della ricchezza. Non possiamo che partire da lì, anche perché il 58% delle abitazioni italiane è stato costruito prima del 1970. Non è un caso che la Commissione europea abbia definito un piano (il Renovation Wave, strumento normativo del Green Deal) per rinnovare 35 milioni di edifici europei energeticamente inefficienti entro il 2030. L’Italia ha recepito questo approccio nella nuova versione del Recovery, prevedendo fondi e interventi su edifici, infrastrutture, servizi, trasporti.

Un primo, positivo, passo a cui aggiungere il lavoro che il governo che sta facendo per rendere più semplici gli interventi di rigenerazione urbana nei centri urbani. Inoltre il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha iniziato a impostare una strategia per la riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico (con la “Strepin”), mentre finora ci eravamo limitati ad una mappatura dell’esistente. Sul ddl Rigenerazione Urbana in discussione al Senato, invece, per quanto possa essere positiva l’intenzione (mette a disposizione 500 milioni annui) sono leciti molti dubbi. Il problema è che, oltre alla disponibilità finanziaria, per mettere in moto il processo sono necessari interventi di riforma (come in tutti gli ambiti di azione del Recovery): semplificare, digitalizzare e sburocratizzare. Altrimenti i capitali privati, che pure ci sono, difficilmente vengono mobilitati. Si parva licet, quale siano le potenzialità lo possiamo rilevare dall’enorme interesse dedicato al superbonus al 110% e la spinta che sta dando alla ripresa. Immaginatevi se questa misura resa strutturale (l’esecutivo, giustamente, ne ha allargato la platea dei beneficiari). Inoltre, in merito alla transizione ecologica, spesso dimentichiamo che gli edifici sono responsabili del 40% del consumo di energia, del 36% delle emissioni di Co2 e del 70% delle polveri sottili. Un loro rinnovamento avrebbe benefici enormi sull’ambiente, ben più dell’auto elettrica o delle domeniche ecologiche. Per avere un’ulteriore idea di quanto possano essere positivi gli effetti della rigenerazione urbana è poi sufficiente guardare al caso concreto, più unico che raro in Italia, di Milano. La città, negli ultimi decenni, ha effettuato interventi migliorativi su mobilità e infrastrutture, edifici pubblici e privati, seppur solo in alcuni quartieri. Gli effetti sulla vivacità economica, sulla vivibilità sociale, sul grado di attrattività economica, nazionale e internazionale, sono sotto gli occhi di tutti. Una mosca bianca.

La gran parte delle altre città invece è invecchiata male, senza rispondere a bisogni crescenti e alle sfide del nuovo millennio. Nel mondo post-Covid, a queste problematiche se ne sono poi aggiunte molte altre, a partire dalla richiesta di nuovi spazi di vita e lavoro, sia interni che esterni, aree verdi, connessioni digitali, una diversa dinamica centro-periferia e molto altro. Sono questioni a cui è necessario rispondere al più presto. Molti paesi europei, in particolare Spagna e Francia, considerano giustamente i progetti di riqualificazione e sviluppo urbano, di adeguamento a standard di sostenibilità ambientale, come una grande opportunità di crescita. E questo dovrebbe valere ancor più per l’Italia perché le filiere industriali attivate da questi investimenti sono rappresentative di eccellenze del made in Italy (edilizia, impiantistica, industria dell’acciaio e del legno, del mobile e arredo, dell’illuminotecnica). Inoltre, sono veicolo di liquidità per le PMI e moltiplicatori di occupazione e ricchezza con un rapporto di uno a tre: ogni euro investito ne genera tre di valore, considerando l’indotto. In autunno si vota in grandi città, da Roma a Milano, da Torino a Napoli e Bologna. Il futuro dell’Italia post-Covid passa proprio dalla loro capacità di tornare moderne, di riqualificarsi, di attivare rigenerazione urbana.

twitter @ecisnetto