"ERG HA SCELTO LA VIA GREEN, RIPOTENZIARE I PARCHI EOLICI

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IN AZIENDA si fa chiamare per nome, Alessandro. E se proprio deve scegliere un appellativo gli piace – come ex pilota – quello di comandante. Ma dal 2 giugno, Alessandro Garrone (nella foto), vicepresidente esecutivo del gruppo Erg, che guida insieme con il fratello Edoardo (presidente), potrebbe far precedere al cognome il titolo di Cavaliere. Perché, come il nonno Edoardo e il padre Riccardo, anche Alessandro Garrone ha ricevuto il prestigioso riconoscimento di Cavaliere del lavoro. "E – spiega – non capita a tutte le famiglie imprenditoriali italiane di vedersi insignite di questo titolo per tre generazioni". "Un riconoscimento – aggiunge – non solo mio ma che va condiviso con la famiglia, i manager, le persone e gli azionisti che hanno contribuito in questi anni al percorso di trasformazione, innovazione e crescita di Erg". Un percorso che ha visto una famiglia di petrolieri "transitare" nella produzione di energia da fonti rinnovabili: il vento e il sole.

Tutto è cominciato, anche se in fase embrionale, nei primi anni Duemila. Quelli dell’età d’oro della raffinazione?

"Vero, ma proprio allora fra azionisti e management abbiamo cominciato a riflettere sulla sostenibilità del nostro business all’interno di un settore, quello della raffinazione e quindi dell’oil, esposto sempre di più ai rischi della globalizzazione e alla volatilità dei mercati".

Quindi?

"In più di ottant’anni di storia il gruppo Erg ha sempre dimostrato la capacità di cambiamento, adeguandosi, e possibilmente anticipando, i trend. Così, con una mente aperta proprio al cambiamento e alla transizione non ci siamo lasciati sfuggire l’opportunità di entrare nel settore dell’eolico con l’acquisizione nel 2006 dei 77 MW di capacità produttiva di EnerTAD".

Il secondo passo?

"La cessione della raffineria Isab a un colosso come il gruppo russo Lukoil. Era il 2008, proprio all’inizio di quella grande crisi del settore che, con le nostre spalle, quelle di un’azienda che per il settore dell’oil era medio-piccola, non saremmo riusciti a reggere. E ancora oggi mi vengono i brividi pesando a quel che sarebbe successo se non fossimo usciti dalla raffinazione!".

A quel punto?

"Con una liquidità di circa 2,7 miliardi, ci siamo detti: che cosa ne facciamo? E la scelta è stata quella di investire, attraverso crescita interna e acquisizioni, nell’eolico, al quale poi è seguito il solare. Una scelta che in un gruppo storicamente legato all’oil faceva ancora un po’ arricciare il naso, a partire da nostro padre Riccardo, ma che si è rivelata fondamentale per la sostenibilità del business".

Che cosa è oggi il gruppo Erg?

"Un gruppo che nel 2018, con la vendita della rete di distribuzione TotalErg ad Api è definitivamente uscito dall’oil. E con la cessione entro fine anno della centrale termoelettrica a gas naturale di Priolo in Sicilia e della centrale idroelettrica di Terni uscirà anche dai combustibili fossili e dall’idroelettrico concentrandosi solo su eolico e solare".

Quali sono gli obiettivi di crescita?

"Attualmente il gruppo, che nei primi sei mesi del 2021 ha visto i ricavi crescere a 526 milioni (974 nel 2020) ha quasi 3200 megawatt di capacità installata da fonti rinnovabili. L’eolico, con gli impianti in Italia, Germania, Francia, Spagna, Svezia – dove stiamo realizzando un aumento della capacità produttiva – e Paesi dell’Est europa è largamente preponderante, circa il 90% rispetto al 10%. Ma nei prossimi anni aumenterà la quota di solare per cui, per esempio, stiamo cercando partnership in un Paese come la Spagna".

Ci sono Paesi, meno avvantaggiati dal clima, come la Germania, più avanti nelle energie da fonti rinnovabili come il vento e il sole. L’Italia può e deve fare di più?

"Una crescita è auspicabile ma non siamo così indietro sebbene uno dei problemi principali sia rappresentato dai lunghi tempi burocratici delle autorizzazioni per la costruzione degli impianti. Tempi che finalmente si stanno accorciando. Comunque se prendiamo il parametro non della capacità installata ma dell’energia prodotta e immessa in rete ci sono giorni in cui i consumi di energia da fonti rinnovabili in Italia arrivano anche al 60-70% del totale".

Che cosa serve per incrementare le energie rinnovabili?

"Il nostro Paese ha un problema di spazi per installare gli impianti. E se per il solare si possono sfruttare milioni di metri quadrati di tetti diverso è il discorso dell’eolico. In questo senso diventa fondamentale il repowering, il rinnovamento degli impianti che, senza occupare nuovo territorio, assicurano di triplicare-quadruplicare la produzione. Ed è il campo nel quale Erg è molto impegnata per dare, insieme con gli altri progetti, il suo contributo alla transizione energetica dell’Italia".

Transizione che vedrà anche lo sviluppo dell’idrogeno?

"Indubbiamente si tratta di un’energia verde e sostenibile. Il suo impiego sta aumentando ma, anche per il costo ancora elevato delle tecnologie, per ora è limitato ad ambiti industriali e del trasporto pesante, come quello marittimo. Più difficile è pensare, se non fra almeno 5-10 anni, a un utilizzo domestico o per la mobilità".

Erg parteciperà a questa sfida?

"Siamo ovviamente attenti all’evoluzione del mercato e sicuramente saremo uno degli attori, se non come produttori diretti, come fornitori dell’energia da fonti rinnovabili richiesta per la produzione dell’idrogeno verde".