"DOBBIAMO ACCELERARE LA GRANDE TRANSIZIONE, I CAMBIAMENTI SONO SEMPRE PIÙ VELOCI"

Migration

SI SENTE ed è un protagonista della ‘Grande transizione’. Perché il titolo del convegno organizzato sabato scorso a Bologna dalla Federazione dei Cavalieri del Lavoro rispecchia in pieno la storia professionale di Ugo Salerno, ingegnere navale e meccanico (laurea nel 1976 a Napoli), cavaliere del lavoro della Repubblica italiana dal 2013 (e dal 2019 presidente del gruppo ligure) e dal 2002 amministratore delegato di Rina, di cui è diventato anche presidente dieci anni dopo. E in quasi vent’anni, sotto la sua guida, quello che storicamente era un ente per la certificazione navale, controllato da una fondazione (il Registro Italiano Navale) e con un’ottantina di milioni di euro di ricavi, è diventato un gruppo che quest’anno toccherà i 540 milioni di fatturato (258 con una crescita del 10% nel primo semestre), oltre il 60% realizzato all’estero dove è presente in 80 Paesi, con oltre 4mila dipendenti (il doppio calcolando l’indotto dei lavoratori a progetto) e un piano d’assunzioni per 1500 nuovi ingressi entro il 2023. Un’azienda spa che, ancora controllata per la maggior parte dalla fondazione, oggi, spiega l’ingegner Salerno "è una multinazionale di ispezione, certificazione e consulenza ingegneristica che opera nei settori dell’energia e della mobilità, marine, certificazione, real estate e infrastrutture e industry. Con un piano strategico fondato sui principi Esg, la digitalizzazione e la transizione energetica".

Temi che sono stati proprio al centro del convegno sulla ‘Grande transizione’.

"Una bellissima idea promossa da Lorenzo Sassoli de Bianchi. Il convegno ha permesso di toccare tutti gli argomenti, collegati alla grande ampiezza delle transizioni in corso (etiche, sociali, digitali, economiche, energetiche) che riguardano la vita di tutti. Come diceva Eraclito il mondo è in costante cambiamento ma, a differenza del passato, oggi i cambiamenti sono molto più veloci. Pensiamo solo alla transizione energetica: una delle sfide più pressanti che abbiamo davanti per contenere gli incrementi della temperatura del Pianeta".

Il cambiamento non riguarda solo la sfida energetica?

"Certamente. Un altro dei temi affrontati ha riguardato la transizione sociale. Ovvero, come sta cambiando la società grazie, o a causa a seconda dei punti di vista, della digitalizzazione, accelerata dalla pandemia che sarebbe avvenuta ugualmente. L’industria 4.0, lo smart working, l’e-commerce stanno modificando il nostro modo di vivere. Saremo liberi di andare nei centri delle città o nei supermercati non per necessità (lavoro e spesa) ma quando vogliamo con una rivalutazione delle periferie. Ma penso anche al passaggio dai vecchi ai nuovi lavori sapendo che i secondi, per numero, non sostituiranno i primi ma che se oggi l’orario settimanale (35- 40 ore) è la metà di quello dell’operaio dell’Ottocento, domani potrà essere ulteriormente ridotto, grazie alla digitalizzazione e a una maggiore efficienza, con un equilibrio tra i margini aziendali e la qualità di vita delle persone".

Come ha spiegato anche al convegno, fondamentale è la transizione energetica. Come la vede?

"Innanzitutto, come è emerso anche al convegno, ci sono tantissime posizioni diverse e tutte legittime rispetto alla sfida che abbiamo di fronte. Con obiettivi talmente grandi, come il carbon free nel 2050 e la riduzione del 55% delle emissioni di Co2, non necessariamente raggiungibili se pensiamo che ancora oggi la Germania produce la maggior parte dell’energia utilizzando il carbone. Si tratta quindi di una sfida per cui serviranno tutte le possibili tecnologie, quelle esistenti e quelle che scopriremo nei prossimi anni sapendo che le fonti rinnovabili come sole e vento non basteranno".

Quindi?

"Penso ai biocarburanti, all’idrogeno verde, che non è un combustibile ma un mezzo per trasportare l’energia, e al fatto di ripensare il nucleare. Che non è più quello di cinquanta-sessanta fa, di Chernobyl o Fukushima. Si sta lavorando infatti a un nucleare meno impattante, raffreddato con piombo fuso. Quindi bisogna chiedersi se sia giusto o meno restare fuori da queste tecnologie considerate sicure e compatibili con l’ambiente. Un altro tema, sempre a proposito di transizione energetica e di non trascurare alcuna nuova tecnologia, riguarda la cosiddetta cattura della Co2 da parte di coloro, come le raffinerie, che la emettono. L’ipotesi è di immetterla in depositi sotterranei, come i pozzi petroliferi o i giacimenti di gas esauriti, ma ancora più importante è pensare a come riutilizzarla. Come Rina in questo senso stiamo conducendo un esperimento alla raffineria Iplom di Busalla per produrre olio vegetale catturando la Co2 e ‘biodigerendola’ con le alghe. L’olio adesso costa uno sproposito ma anche l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici dieci anni fa costava un sacco di soldi".

Adesso?

"Nei Paesi, come l’Arabia saudita, dove ci sono le condizioni climatiche più favorevoli, oggi l’energia solare costa un terzo di quella prodotta con i combustibili fossili. Per questo dobbiamo pensare a come trasportare l’energia da fonti rinnovabili dai Paesi dove produrla è meno costoso".

In questa transizione come vede il nostro Paese?

"Abbiamo ancora moltissimo da fare ma per la prima volta da vent’anni vedo, anche dall’estero, fiducia verso il nostro Paese che ha anche la grande opportunità rappresentata dal Pnrr e dai fondi europei. Mi preoccupa però che siano investiti in progetti di breve periodo, che al momento creano lavoro e crescita del Pil, ma non assicurano ricadute durature del tempo dimenticandosi che stiamo spendendo i soldi dei nostri figli e nipoti".

Un’ultima domanda: quali sono le strategie future di crescita di Rina che tra gli ultimi progetti di riferimento ha visto in Italia l’applicazione delle sue competenze per la nuova Diga Foranea del porto di Genova e il nuovo viadotto Genova-San Giorgio e all’estero, tra l’altro, l’incarico per pianificare e modellare il traffico urbano della città di Tel Aviv nei prossimi dieci anni?

"Quelle basate sui principi Esg: la forte spinta alla digitalizzazione di servizi e processi, la valorizzazione delle persone, vero e proprio asset irrinunciabile dell’azienda e il posizionamento come player di rilievo per la transizione energetica e la decarbonizzazione delle filiere. Il 27% dei nostri ricavi riguarda la certificazione navale ma il resto è certificazione e consulenza ingegneristica. Una consulenza strategica dalla geotermica all’ambiente, dalla mobilità alla cybersecurity. E per quanto riguarda il tema della decarbonizzazione, la nostra consulenza, per affrontare con successo la transizione, si avvale della conoscenza approfondita, fatta in questi anni, dei processi industriali di comparti particolarmente sensibili al consumo di energia come l’acciaio, il cemento o il vetro".