UFirst, niente fila e accessi smart in sicurezza

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MILANO, 12 luglio 2021 - Evitare la fila in banca o in un negozio, prenotare digitalmente dalla app, garantendo una gestione più sicura e fluida degli accessi, e un miglior servizio ai clienti: in questo anno e mezzo di pandemia, uFirst è diventata uno dei sinonimi di ’tecnologia saltacoda’ utilizzato da molte realtà istituzionali e commerciali. La piattaforma gestirà gli accessi al Padiglione Italia a Expo Dubai: "Siamo davvero lusingati, perché è un evento internazionale, con una platea unica e rappresenta l’eccellenza del made in Italy in un’audience mondiale – dice Matteo Lentini, Managing Director uFirst – Forniamo al Padiglione Italia le nostre soluzioni tecnologiche per aiutare i visitatori a risparmiare tempi e ad evitare le file, sia per l’accesso al Padiglione e per gli eventi che si svolgeranno, sia per la ristorazione".

Dottor Lentini, come nasce la partnership con Expo Dubai?

"C’è stato un bando, e noi siamo estrememente orgogliosi di averlo vinto. Dall’inizio della pandemia, un anno e mezzo fa, abbiamo messo in piedi uno dei progetti di maggior successo. Inoltre, è una tecnologia completamente italiana, cosa che oggi è difficile da vedere".

Eravate pronti al momento giusto col prodotto giusto?

"In realtà, la nostra tecnologia non era nata per come strumento di gestione della capacità degli store. Quello che abbiamo fatto durante la pandemia è stato trasformare un prodotto già sviluppato per strutture come uffici e banche, in un prodotto adatto al mondo retail".

Quando è nata uFirst?

"Cinque anni fa, grazie a un gruppo di imprenditori italiani, che hanno pensato a una soluzione per permettere alle persone di risparmiare tempo, perché oggi il tempo è un asset importante, forse il più importante, soprattutto per chi vive nella città, e per questo serviva una piattaforma che aggregasse servizi prioritari. Nel 2018, uFirst ha acquisito Qurami, una start up che si occupava di prodotti per evitare le file. I due team si sono fusi e sono nati nuovi prodotti, sviluppi e innovazioni: ad esempio la nostra tecnologia enterprise custom, ovvero la possibilità di integrare i servizi di prenotazione nelle app già esistenti, come quella del Padiglione Italia".

Perché Expo sarà una vetrina importante?

"Siamo presenti al momento su cinque Paesi: Italia, Regno Unito, Spagna, e in Ecuador e Brasile. Con Expo Dubai ci affacciamo nel Middle East, dove ci sono grandi potenzialità per il nostro settore, dal queue management alla digitalizzazione dei servizi per gli store. Vogliamo aprire un percorso di espansione in quesi mercati, e sicuramente faremo degli investimenti strategici su persone in relazione a quell’area geografica".

Chi sono i vostri principali clienti?

"Sono i più vari, tra pubblico e privato. Ci sono Comuni, Asl, ospedali, banche, gruppi retail, supermercati, utilities come gli uffici di luci e gas e le Telco. Raccogliamo segnalazioni dagli utenti, per i servizi che mancano e che poi andiamo a contattare. Per gli utenti il servizio è gratuito, è la struttura che compra una licenza che a costi contenuti, e senza costi di hardware ecc, permette di digitalizzare gli accessi".

Quanto tempo si risparmia?

"Abbiamo calcolato che un utente uFirst risparmia in media 27-20 minuti di attesa. Oggi sono 3500 i punti attivi sulla app".

Quanti sono i vostri iscritti?

"Circa 4 milioni in tutto, con una media di utilizzo giornaliero di 150-200.000 persone. Poi ci sono momenti di punta, come è accaduto con la campagna vaccinale: abbiamo supportato la Regione Lazio per le prenotazione degli Open Day".

Chi è più propenso ad utilizzare uFirst?

"Dipende dallo stile di vita: chi abita nelle città, non solo in quelle più grandi, sente maggiormente l’esigenza di risparmiare tempo. Ma abbiamo anche clienti in città di 5-10.000 abitanti, e ci sono casi di artigiani con prodotti unici e particolari che si sono rivolti a noi per razionalizzare e digitalizzare gli accessi dei loro clienti".

Come è composto il vostro team?

"Siamo una quarantina di persone, età media 29 anni, in parte sviluppatori e in parte commerciale. Abbiamo una sede a Roma, una a Milano e una Quito in Ecuador. Il 60% dei collaboratori lavora dall’Italia, tutti in remoto: da questo punto di vista la pandemia non è stato uno choc, perché era qualcosa che facevamo già da prima".

La pandemia per voi è stata un vero trampolino di lancio...

"In Italia ha aiutato molto a superare la diffidenza verso la digitalizzazione: basti pensare a quante persone hanno utilizzato l’e-commerce per la prima volta. Ma abbiamo ancora molti gap da colmare, e molte stratificazioni e burocrazia da snellire".

E all’estero?

"Nel Regno Unito abbiamo colto una grande opportunità: il nostro prodotto era unico e funzionava bene, abbiamo intercettato clienti importanti che ora utilizzano il servizio anche post emergenza. In Sud America poi c’è una grande apertura verso una nuova tecnologia da oltre Oceano, in particolare dall’Italia, perché il nostro Paese ha un’ottima reputazione sui prodotti software e tenoclogici. In generale, è stato molto più semplice, in questo anno, entrare in contatto e trattare direttamente con importanti decision-maker".

Progetti futuri?

"Abbiamo davanti due sfide: acquisire nuovi clienti in mercati dove siamo già presenti. Il Sud America ha un potenziale incredibile, anche perché i competitor locali non hanno la tecnologia e l’esperienza che abbiamo noi. E dall’altra parte fornire ai nostri clienti soluzioni innovative che migliorino i servizi che stanno già utilizzando".