"CLIMA, DIGITALE E SOCIALE: LA TRANSIZIONE CHIEDE ETICA"

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TRANSIZIONE come capacità di affrontare il cambiamento e cogliere le occasioni. Alberto Vacchi, presidente e ad del gruppo bolognese Ima (1,5 miliardi di fatturato nel 2020), vede non solo necessità ma anche opportunità nell’insieme di rivoluzioni che stanno caratterizzando questa epoca e di cui si è parlato sabato al convegno nazionale 2021 dei Cavalieri del lavoro. A patto, ovviamente, di saperle cogliere.

Alberto Vacchi, cos’è per lei la transizione?

"È una realtà a cui non possiamo più sottrarci. Viviamo in una realtà in totale evoluzione. Abbiamo l’obbligo di declinare questo processo perché sia collegato a un percorso di crescita e non di degrado. È difficile farlo in una logica individuale, serve l’impegno di tutti. Veniamo dalla crisi economica del decennio scorso, di cui portavamo ancora i segni prima del Covid. Poi c’è stato il Covid e il tema della transizione è diventato epocale. Il concetto di transizione per me si coniuga con una logica di cambiamento e di cogliere le occasioni".

Può fare qualche esempio?

"L’esempio più evidente è dato dal Covid, con le occasioni e opportunità che, per esempio, la logica dei vaccini dà per combattere il virus. Poi ci sono le riforme che l’Europa chiede e che l’Italia sta avviando in maniera più veloce rispetto ai periodi precedenti, grazie a cui riusciremo a ottenere i fondi europei. Il cambiamento è anche figlio di una situazione senza precedenti: abbiamo un globo con 8 miliardi di abitanti, non è possibile costruire percorsi o modelli senza pensare a un’evoluzione o a una crescita".

Come si sta comportando l’Italia?

"Il Paese ha dato forti segni di reazione. La crescita anche durante il Covid, l’impennata che col governo Draghi c’è stata ed è migliore delle aspettative, è un indice di come siamo stati in grado di reagire a prescindere dalle critiche a cui siamo sempre stati assoggettati. Abbiamo dato un segnale importante. La sensazione è di un Paese in grado di saper riformare: abbiamo un’Europa più flessibile, ci auguriamo che la politica tedesca futura non si irrigidisca".

Oltre alle riforme, la transizione si declina in molti altri modi.

"C’è una transizione di tipo etico. Abbiamo visto cosa accade quando ci troviamo di fronte a transizioni repentine e non previste, come in Afghanistan. I cambiamenti velocissimi sono purtroppo all’ordine del giorno, senza una base di transizione etica credo che si faccia poca strada in generale. Poi i vari tipi di transizione necessaria. I cambiamenti globali sono una realtà: i vari negazionismi, dal punto di vista climatico o del Covid, sono perdenti alla luce delle evidenze".

Che effetti vede per la società dal cambiamento climatico?

"I cambiamenti non fanno altro che divaricare ulteriormente la differenza tra chi è povero e chi è ricco. Gli effetti sui poveri saranno decisamente più elevati. Avere infrastrutture generali non adeguate ai cambiamenti climatici è un problema. Stiamo entrando in una nuova era in cui dobbiamo adeguare i nostri contesti a logiche a cui non eravamo abituati. Dobbiamo agire per eliminare le cause di partenza, però alcune, vedi il cambiamento climatico, degli effetti li hanno prodotti e ce li trascineremo dietro per molto tempo. Chi è più debole di fatto paga di più: in una società civile e, aggiungo io, cristiana, questo non è consentito".

Come evitare che i più fragili paghino maggiormente i costi del cambiamento climatico e della transizione ecologica?

"Solo una buona politica può mitigare queste disparità. Credo sia un elemento non demagogico, ma necessario e reale. Troppe volte i bisogni sociali sono stati interpretati come oggetto di speculazione politica. La redistribuzione della ricchezza deve partire da una fiscalità equa e tutto questo potrà aiutarci a rispettare i diritti. Con la transizione si tocca la struttura della nostra società".

Vede anche un problema di tempistiche nella transizione?

"Quello che non si è fatto in quarant’anni dev’essere fatto in pochissimo tempo. Questo, e ce lo sta insegnando la fase di transizione governativa con Draghi, è possibile farlo".

Il mondo delle imprese è pronto?

"Il sistema delle imprese e il mondo del lavoro, cioè i produttori della ricchezza della società, sono pronti. E ne abbiamo dato dimostrazione in questo anno e mezzo di pandemia, che ci ha costretto a dinamiche velocissime, con una capacità reattiva senza precedenti. Non è un caso che la crescita italiana sia stata molto più alta rispetto a quella di altri Paesi".

La transizione è anche digitale.

"La transizione digitale è il grande salto a cui nessuno può sottrarsi. È determinante costruire percorsi formativi per accompagnare quelle fasce di lavoratori che per età sono meno portati a questo tipo di cambiamento. Il più grande errore sarebbe voler stoppare qualcosa che non è stoppabile, che riuscirà a costruire modelli di società differenti, più adatti e coerenti con una società di 8 miliardi di persone dove l’aspetto redistributivo della ricchezza diventa determinante lo sarà anche il meccanismo di organizzazione del lavoro, che non potrà essere lo stesso di 50 o dieci anni fa".