BONUS ECONOMY NON SOLO TV, ROTTAMARE FA BENE SE FATTO BENE

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TELEVISIONI, AUTO, MOTO, telefonini e tanto altro: in Italia c’è un sacco di cose da rottamare. Ed è bene farlo, impostando un’efficace strategia di rinnovamento. Sia perché il Paese va svecchiato, ed anche così che lo si fa. E sia perché è un modo per stimolare seriamente la domanda, E Dio solo sa quanto ce ne sia bisogno. Ma se gli incentivi vengono impostati male, se i decreti attuativi vengono lasciati nel cassetto, se sottovalutiamo l’impatto ambientale delle dismissioni, e soprattutto se scivoliamo, ancora una volta, nella bonus economy, allora il punto di confine tra ciò che è utile e ciò che non lo è, inevitabilmente si sposta. E tutto diventa più complicato.

Lunedì scorso, per esempio, è partito con buone prospettive il bonus per l’acquisto di televisori compatibili con i nuovi standard tecnologici del digitale terrestre, con sconti del 20% e fino a 100 euro. Già dal 15 ottobre alcuni programmi nazionali saranno infatti visibili esclusivamente in alta definizione e poi, probabilmente dal primo gennaio 2023, si dovrebbe completare il passaggio definitivo a un nuovo modello di trasmissione (il Dvbt-2), anche per lasciare spazio alle frequenze del 5G. Per cui i telespettatori, per non ritrovarsi con lo schermo nero, dovranno sostituire la tv acquistata prima del dicembre 2018, oppure dotarsi di apposito decoder. Questa rivoluzione potrebbe interessare più di 15 milioni di apparecchi, con le vendite che potrebbero passare da una media annuale di 4,5 milioni, ai 6,5 milioni nel 2021, fino ai 9 nel 2022. Una transizione, su cui il governo ha stanziato 250 milioni, che potrebbe spingere il comparto. Bene, ma attenzione ad alcuni punti delicati. Il primo, specifico, riguarda proprio la somma a disposizione che, se dovesse rimanere di 250 milioni, sarebbe sufficiente per circa 2,5 milioni di apparecchi, una frazione del totale. Se pensiamo che per il cashback, voluto da Conte e fortunatamente sospeso appena possibile da Draghi, erano stati stanziati 4,7 miliardi – di cui finora ne sono stati usati 900 milioni, buttati via visto che non hanno prodotto alcun effetto benefico, sia per la moneta elettronica che per i consumi – è evidente una profonda sperequazione. Se tale somma fosse stata concentrata su un solo settore, come per esempio quello dei televisori... Ecco, la cosa ci sia di monito.

Bisogna poi considerare che operazioni di tale entità comportano un elevato impatto ambientale, a meno che non vengano prese le dovute contromisure. Per esempio, per quanto riguarda il bonus televisori, il consumatore conferisce la vecchia tv al punto vendita in cambio di uno sconto e questo evita che l’apparecchio finisca in discarica. Una best practice che dovrebbe diventare la regola – fanno notare da Aires Confcommercio, associazione che riunisce le principali catene dell’elettronica – anche perché ci sono aziende specializzate che dal “vecchio” estraggono materiali preziosi che vengono poi riutilizzati. E questo vale anche per le autovetture. Basti vedere la straordinaria attività che in questo campo svolge in tutta Italia il gruppo Fiori. Un corretto trattamento dei rifiuti, come sappiamo, può alimentare l’industria del riciclo e accelerare la creazione di valore. Per questo, più che di rottamazione, si dovrebbe parlare di recupero virtuoso.

La ‘bonus economy’ ha effetti parziali e spesso più svantaggi che vantaggi, ma quando viene declinata in modo intelligente, per spingere settori produttivi, filiere manifatturiere, rinnovamento tecnologico, una domanda interna ingessata, può avere effetti benefici. Sicuramente è necessario uscire dalla politica dell’annuncio generico, abusata in passato. Per esempio, mancano ancora le istruzioni per richiedere i mille euro per sostituire rubinetti, doccioni e miscelatori capaci di limitare il flusso d’acqua (ci sarebbe tempo fino al 31 dicembre). Non è operativo nemmeno l’incentivo per chi compra un’auto elettrica, che pure potrebbe dare sprint all’industria automotive nel pieno rispetto dell’ambiente, come anche il kit digitalizzazione per gli studenti meno abbienti. Ma anche da qui potrebbero uscire ottimi risultati. Siamo un grande paese manifatturiero e allo stesso tempo obsoleto: proviamo a coniugare le due cose. Non rottamiamo le opportunità.

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