Da Pirelli a Candy, la Cina nelle imprese

Coinvolti grandi gruppi e aziende medio-piccole

La Candy di Brugherio

La Candy di Brugherio

Milano, 24 ottobre 2018 - L'acquiszione nel 2015 di Pirelli da parte di ChemChina ha dato ossigeno al gruppo fondato 145 anni fa a Milano, con investimenti negli stabilimenti di Bicocca, Bollate e Settimo Torinese e finora nessun taglio fra i circa 3.200 lavoratori in Italia. Un futuro più incerto e ancora da scrivere per Candy, la casa produttrice di elettrodomestici appena comprata dalla cinese Haier con un’operazione dal valore complessivo di 650 milioni di euro (475 milioni per l’acquisto oltre agli altri costi da sostenere anche per ripianare i debiti). Due casi emblematici dello shopping cinese in Lombardia, con il passaggio di mano di storiche azienda ma anche di tante piccole e medie imprese. A livello nazionale sono 641 le imprese italiane controllate da 300 gruppi cinesi o di Hong Kong, e oltre 30mila i dipendenti coinvolti.

«Haier per ora ci ha dato garanzie sui livelli occupazionali e sulla volontà di rimanere a Brugherio – spiega Aldo Zuccolo, dipendente Candy e delegato Fim-Cisl – vigileremo sul rispetto degli impegni». L’acquisizione da parte di ChemChina, secondo il segretario Femca-Cisl nazionale Massimo Zuffi ha salvato Pirelli dal declino. «Finora ci sono stati vantaggi per entrambi – sottolinea – non c’è stato un ridimensionamento del personale ed è stato potenziato lo stabilimento di Bollate, quello che ci preoccupava di più, dove ora vengono progettati gli pneumatici silenziosi per l’auto elettrica. I patti sono stati rispettati, almeno per il momento». Investimenti miliardari all’estero, ma condizioni critiche per i lavoratori in Cina, come ha testimoniato Han Dongfang, fondatore del primo sindacato indipendente in Cina durante le dimostrazioni di piazza Tienanmen, in visita a Milano.