Istat: il 45% delle imprese è a rischio sopravvivenza e chiusura. Solo l'11% è solido

Lo rileva l'Istat nel rapporto sulla coompetitivita' dei settori produttivi

Istat

Istat

Il 45% delle imprese con almeno 3 addetti, rappresentative del 20,6% dell`occupazione e del 6,9% del valore aggiunto complessivi) è a "rischio strutturale": esposte a una violenta crisi esogena, subirebbero conseguenze tali da metterne a repentaglio l`operatività. Solo l`11% è solido, ma genera il 46,3% dell`occupazione e il 68,8% del valore aggiunto totali. E' la fotografia scattata dall'Istat nel Rapporto sulla competitività dei settori produttivi che analizza anche gli effetti della crisi sanitaria sulle aziende.

"Una "mappa della solidita'" delle imprese indica che circa il 45% di esse e' strutturalmente a rischio: esposte a una crisi esogena, subirebbero conseguenze tali da metterne a repentaglio l'operativita'. Queste imprese sono numerose nei settori a basso contenuto tecnologico e di conoscenza. All'opposto, solo l'11% risulta solido, ma spiega quasi la meta' dell'occupazione e oltre due terzi del valore aggiunto complessivi":

lo rileva l'Istat nel rapporto sulla coompetitivita' dei settori produttivi. "La crisi pandemica ha inciso anche sulle strategie di finanziamento delle imprese che, per fronteggiare la crisi di liquidita', hanno utilizzato un insieme ampio di strumenti nell'ambito dei quali il credito bancario ha rivestito un ruolo centrale. In generale, sulla base delle indicazioni fornite dalle imprese per il 2021, le modifiche ai canali di finanziamento indotte dalla pandemia appaiono transitorie e legate per lo piu' alle conseguenze economiche dell'emergenza sanitaria. L'insolvenza di molte imprese, che costituisce il principale rischio nei mesi a venire per il sistema produttivo italiano, aumenta l'esposizione del sistema bancario a possibili trasmissioni dello shock dal segmento non finanziario, implicando possibili tensioni sia sui bilanci delle banche, sia sui rapporti banca-impresa", aggiunge l'Istat.