IMMOBILI PUBBLICI, UN VOLANO DI PRIVATI E RECOVERY

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SFRUTTARE LA STASI ECONOMICA del post-pandemia per prendere la rincorsa verso il futuro, rinnovando il patrimonio immobiliare dello Stato all’insegna di concetti come sicurezza e sostenibilità. È questo, in giorni in cui la crescita sostenibile è un mantra sulla bocca di tutti, il concreto progetto di ripresa al quale da tempo guardano Rekeep e Nomisma. Ma perché la riqualificazione energetica e sismica della quale hanno bisogno le nostre scuole e i nostri uffici comunali non resti solo sulla carta, la realtà è che servono molte più risorse di quelle attualmente previste nel Recovery Plan italiano. Ed è per questo motivo che il colosso dell’integrated facility management e la società bolognese di studi economici si sono rivolti proprio a Roma, chiedendo al presidente del Consiglio, Mario Draghi, e ai vertici dei ministeri dell’Economia, dell’Istruzione e della Transizione ecologica di incrementare gli stanziamenti previsti allo scopo dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Secondo le stime raccolte da Rekeep e Nomisma nello studio ‘Un Green New Deal sul patrimonio immobiliare pubblico: nuove economie ed effetti ecosistemici’ e portate all’attenzione di Mario Draghi, Daniele Franco, Patrizio Bianchi e Roberto Cingolani, infatti, sarebbero 39,1, i miliardi di euro che il Recovery Plan italiano dovrebbe destinare alle riqualificazioni degli edifici pubblici non residenziali. Questo non solo perché scuole e uffici, nel nostro Paese, hanno spesso la loro sede in edifici quantomai datati e, proprio per questo, largamente inadeguati sotto il profilo dell’efficienza energetica e dei più aggiornati criteri antisismici, ma anche perché il loro rinnovamento porterebbe con sé benefici effetti economici e occupazionali, generati da una virtuosa sinergia fra comparto pubblico e imprenditoria privata.

Mettere sul piatto gli oltre 39 miliardi che Rekeep e Nomisma chiedono, nello specifico, potrebbe infatti generare un effetto moltiplicatore sul Pil italiano pari a 3,6 volte i denari investiti, oltre alla creazione di 870mila nuovi posti di lavoro, riducendo parallelamente le emissioni di Co2 per 934 mila tonnellate annue, con un balzo in avanti del valore degli immobili pubblici di oltre il 30% e risparmi energetici pari a oltre 450 milioni di euro all’anno. Numeri, questi, che, sullo sfondo di un crollo del 9% del Pil nazionale nell’ultimo anno, potrebbero davvero fare la differenza in positivo, in particolare se, come indicano i fautori dell’appello, fosse proprio il settore privato, in partenariato con la Pubblica Amministrazione, a mettere in campo le proprie competenze progettuali e a partecipare agli esborsi necessari, investendo ben 11,7 miliardi di euro dell’ammontare complessivo attraverso la formula del Partenariato Pubblico Privato (PPP).

La prospettiva di ripresa illustrata dallo studio messo a punto da Rekeep e Nomisma, alla luce di tutto questo, sarebbe quindi, in primo luogo, solida e concreta, poiché costruita sull’affidabilità dei dati analizzati, sull’utilità evidente di interventi che da troppo tempo vengono procrastinati e sulla trasparenza del suo impianto progettuale. "Siamo consapevoli che 39,1 miliardi di euro non potranno essere tutti disponibili in questo Recovery Plan, ma questo è l’investimento necessario per riqualificare il patrimonio pubblico secondo gli standard energetici, di sicurezza e comfort richiesti – spiega Piero Gnudi (nella foto a sinistra), presidente di Nomisma – e 11,7 miliardi potrebbero arrivare dai player di mercato. Al fianco della forte attenzione governativa all’edilizia residenziale, cui verranno dedicati oltre 20 miliardi di euro, anche il patrimonio immobiliare pubblico non residenziale costituisce infatti un formidabile bacino di valore trascurato e inattuato per rilanciare nel breve termine investimenti pubblico-privati".

Secondo Claudio Levorato (nella foto in alto), presidente di Manutencoop Società Cooperativa, holding di controllo di Rekeep, del resto, "i gruppi privati sono in grado di mettere da subito in campo il know-how e le risorse necessarie per supportare tutta la Pubblica Amministrazione, compresi i piccoli Comuni, in tempi certi e con risultati garantiti, anche perché il PPP responsabilizza direttamente il privato, che può trarre il proprio ritorno economico solo da interventi che ‘funzionino’ rapidamente e capaci di creare reali efficienze e riduzioni dei consumi" peraltro fondamentali alla luce degli obiettivi vincolanti in termini di minori emissioni e maggiore salubrità individuati dall’Agenda 2030, dall’Accordo di Parigi e dagli accordi per la neutralità climatica al 2050. "Si tratta di una soluzione – conclude Claudio Levorato – in grado di mettere a sistema risorse private e pubbliche, facendo leva, da una parte, sulle capacità progettuali ed economiche delle imprese e, dall’altra, su una efficace pianificazione di sviluppo territoriale pubblica.