Guerra e sanzioni, tremano moscato e spumante d'Asti: il 20% delle vendite è in Russia

Il vino dolce per eccellenza è particolarmente apprezzato dai russi. Il vicepresidente del Consorzio: "Scenario inaspettato in un mercatro cruciale, viviamo alla giornata "

Stefano Ricagno, vicepresidente del Consorzio del Moscato d'Asti e Asti Spumante

Stefano Ricagno, vicepresidente del Consorzio del Moscato d'Asti e Asti Spumante

Asti – Non è colpito direttamente dalle sanzioni, perlomeno non ancora, ma è ugualmente uno dei comparti più esposti alle ripercussioni economiche della guerra fra Russia e Ucraina.

Il vino, infatti, è uno dei beni italiani più apprezzati dai russi. In particolare l’Asti Docg, in versione spumante o moscato, il vino dolce per eccellenza. Nel 2021 ne sono state vendute 12 milioni di bottiglie in Russia e due milioni in Ucraina, su un totale di 62 milioni. In pratica, i due Paesi oggi belligeranti hanno rappresentato il 20% del mercato. “Finora non abbiamo avuto problemi – racconta Stefano Ricagno, vicepresidente de Consorzio di tutela – ma è chiaro che lo scenario di guerra non aiuterà gli scambi commerciali. Le singole aziende e la stessa Denominazione stanno verificando giorno per giorno quel che succede, bisognerà aggiornare il budget e rivedere alcune strategie di mercato perché la Russia è un mercato di un certo peso, in cui avevamo assistito a un forte sviluppo negli ultimi anni”.

Un problema che riguarda anche altri grandi nomi del vino italiano, ma che nel caso dell’Asti Docg assume maggior rilievo alla luce della quota di export rappresentata dalla Russia. “Mai avremmo pensato di vedere uno scenario del genere nel 2022 – commenta Ricagno - oltretutto dopo due anni di Covid al quale tutto sommato avevamo retto, perché la pandemia ha sicuramente cambiato i consumi ma il settore del vino è stato meno colpito rispetto ad altri. Adesso invece siamo tutti in allarme, anche perché sinceramente impreparati a uno scenario di questo tipo in Europa”.