Gas, la banca Ing: l'Europa può sostituire solo il 55% del metano russo

Secondo uno studio dell'Istituto di credito, l'Ue farà molta fatica a rinunciare alle forniture di Mosca

Il piano energetico dell'Unione europea prevede di ridurre le importazioni di gas da Mosca di 101 miliardi di metri cubi su 155 totali. Anche nello scenario migliore, però, "l'Europa sarà in grado di compensare solo il 55% dei flussi provenienti dai gasdotti russi". Insomma, anche se si riuscissero ad aumentare le forniture da altri Paesi e la produzione domestica, resterebbe un buco di 70 miliardi di metri cubi di gas. A scriverlo sono i ricercatori della banca olandese Ing, secondo cui il rialzo dei prezzi del metano registrato in Europa nell'ultimo periodo è stato causato dai minori flussi provenienti dalla Russia e dalle scarse riserve accumulate prima dell'inverno. Nel report, gli analisti partono da un dato: la produzione europea di metano è in declino da anni. In particolare, dal 2010 l'estrazione di gas in Europa è calata del 62,4%, soprattutto per la riduzione dell'attività del giacimento di Groniga. La chiusura definitiva del sito, prevista per quest'anno, è stata stabilita dal governo olandese a causa di eventi sismici che si sono verificati nella zona. Considerando anche Norvegia e Regno Unito, la produzione europea di gas nel 2021 si è attestata a 214 miliardi di metri cubi, su un fabbisogno di 524. Per coprire il deficit, si sono importati 294 miliardi di metri cubi di metano, il 52% dei quali è stato soddisfatto dalla Russia mentre il gas naturale liquefatto (gnl) ha rappresentato il 32%. il 16%, invece, è arrivato dal Nord Africa e dall'Azerbaigian. Secondo i ricercatori di Ing, l'Europa potrebbe estrarre ulteriori 14 miliardi di metri cubi di gas, a patto che l'Aia autorizzi Groninga a produrre 7,6 miliardi di metri cubi, contro i 3,9 fissati per quest'anno. Per quanto riguarda il fronte importazioni, "c'è uno spazio limitato per una crescita nei flussi dei gasdotti" da Azerbaigian e Algeria. La stima è di un aumento delle forniture da questi due Paesi di circa 2 miliardi di metri cubi. Per liberarsi dalla dipendenza da Mosca, quindi, l'Europa dovrà affidarsi pesantemente al mercato del gas liquefatto". Ma anche in questo caso i problemi non mancano. Infatti, non è detto che, facendo lavorare gli impianti a pieno regime, sia facile riuscire ad aumentare la produzione globale di gnl fino a 125 miliardi di metri cubi. E non è neanche scontato che tutto questo metano arrivi in Europa. Per ottenere il gas, l'Ue dovrà vedersela con la concorrenza dei Paesi asiatici. Il rischio, concreto, è che si inneschi un rialzo ulteriore dei prezzi. "Il mercato europeo – scrive Ing - dovrà competere in modo aggressivo con l'Asia". A complicare il quadro, poi, c'è il fatto che il 70% del commercio di gnl è regolato da contratti di lungo periodo che impediscono di dirottare le navi verso i Paesi Ue. Pertanto, secondo Ing, è improbabile che il volume di importazioni di gas liquefatto possa aumentare di molto rispetto al record registrato a gennaio, quando sono arrivati 12,9 miliardi di metri cubi. Un aiuto, su questo punto, potrebbe venire dagli Stati Uniti, le cui forniture godono di una certa flessibilità. Le clasuole Fob (free on board), contenute in molti contratti stipulati dalla compagnie americane, lasciano al grossista la scelta del porto di destinazione. In altre parole, è il compratore, sulla base del prezzo che gli viene offerto, che decide a chi vendere il metano. In questo modo, sarebbe possibile deviare 88 miliardi di metri cubi di gnl, una parte dei quali potrebbe perciò essere dirottato nel vecchio Continente. Ma se anche il metano liquido arrivasse, i Paesi europei avrebbero il problema di riportarlo allo stato gassoso. Al momento, infatti, "il vincolo principale per l'Europa è la limitata capacità di rigassificazione" scrivono i ricercatori. Sulla carta, gli impianti - usati al 47% nel 2021 - possono gestire fino a 204 miliardi di gnl. Tuttavia, l'aumento delle importazioni di gnl degli ultimi mesi sembra avere ridotto la capacità inutilizzata, rendendo difficile trattare carichi maggiori. Inoltre, i rigassificatori spagnoli – con un potenziale di 60 miliardi di metri cubi – non sono ben collegati alla rete di gasdotti che unisce il resto del Continente. In totale, quindi, gli impianti europei sono in grado di assorbire soltanto 68 miliardi di metri cubi in più rispetto al 2021, cifra che rappresenta il tetto alla quantità di gas liquefatto che si può importare. Se al metano liquido si aggiunge l'aumento di 14 miliardi di metri cubi della produzione domestica e i 4 miliardi ulteriori pompati nei gasdotti, si arriva a coprire soltanto il 55% dei flussi provenienti da Mosca. Insomma, anche nello scenario migliore un blocco delle forniture russe sarebbe molto doloroso per i Paesi europei.