FS ITALIANE, INFRASTRUTTURE E CANTIERI GREEN

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RIDURRE, riutilizzare, riparare, riciclare, rigenerare. La sfida ‘green’ del gruppo FS Italiane parte dal modello delle ‘R’ con l’obiettivo di utilizzare al meglio le materie prime seconde, riprogettando i cicli produttivi, controllando le emissioni di inquinanti atmosferici, chimici, acustici e investendo in tecnologia. La sostenibilità delle opere inizia dai cantieri dove è salita di oltre il 60% la percentuale di materiali impiegati provenienti da processi di riciclo grazie al percorso intrapreso da diversi anni dalle società più coinvolte nella progettazione e realizzazione delle opere infrastrutturali come Italferr – la società di ingegneria di FS Italiane – e Rete Ferroviaria Italiana (Rfi).

"Il nostro gruppo – spiega l’ad Gianfranco Battisti (a destra, in alto) – sta investendo sull’innovazione tecnologica per applicare il modello di sviluppo sostenibile e circolare indicato dalla Commissione europea che impone di riconfigurare molti schemi produttivi e modelli di business. Un impegno nel quale stiamo coinvolgendo le filiere di fornitori". In tale scenario risulta centrale la metodologia sviluppata da Italferr per il calcolo dell’impronta climatica delle opere infrastrutturali. Tale strumento consente, infatti, di indirizzare il progettista nel perfezionamento delle soluzioni progettuali, favorendo l’uso di materiali locali che generano minori impatti, o ricorrendo al maggior utilizzo di materiali provenienti da scavo e da impianti di riciclo, stimolando al contempo le imprese appaltatrici, in fase di realizzazione dell’opera, ad approvvigionare materiali da costruzione più sostenibili. Questa metodologia, che Italferr ha applicato già da diversi anni ai progetti di infrastrutture ferroviarie, è stata utilizzata anche per la progettazione del Ponte San Giorgio a Genova allargando così l’utilizzo del modello di Carbon Footprint anche ad opere non ferroviarie.

All’impronta climatica si affianca il ‘Tariffario della CO2’. Un nuovo strumento che abiliterà l’applicazione estesa della metodologia per il calcolo dell’impronta climatica ai progetti, consentendo di disporre di un inventario delle emissioni di CO2 correlate a materiali, trasporti e lavorazioni prodotte in fase di costruzione delle opere infrastrutturali, elaborato sulla base delle voci di prezzo impiegate nello sviluppo dei progetti. Una innovazione in linea con le politiche comunitarie che richiedono una diminuzione della quantità dei rifiuti mediante azioni di prevenzione e riuso. Nel dettaglio, prima dell’apertura di un nuovo cantiere, vengono effettuate analisi sugli impatti diretti e indiretti che l’opera avrà sul territorio prevedendo il massimo impiego dei materiali da scavo prodotti per la realizzazione delle opere. Un esempio in tal senso è il progetto della linea dell’Alta Velocità Napoli-Bari portato avanti da FS attraverso la sua controllata RFI, che è valso al gruppo la certificazione Envision Platinum, per la prima grande opera green in Europa. Realizzato in un tratto di 121 chilometri, tra Napoli e Foggia, di cui 68 chilometri di gallerie, scavate nell’appennino, il cantiere prevede 17 milioni di metri cubi di materiale da scavo prodotti di cui solo il 5% viene trattato come rifiuto mentre il restante è utilizzato per riqualificare le aree esterne.