Frontalieri, stipendi più bassi: 1.158 franchi in meno rispetto a un ticinese

In dieci anni la differenza salariale è salita dal 15,7 al 20,2%. Eppure lavorare in Svizzera è sempre più conveniente: ecco perché

Nel decennio 2010-2020 il divario salariale tra lavoratori ticinesi e frontalieri è salito dal 15,7 al 20,2%, con il salario medio dei residenti cresciuto del 7,9%, mentre quello dei frontalieri è sostanzialmente rimasto invariato, salendo appena del 2,1%. Eppure, grosso modo nello stesso decennio (2012-2022) i lavoratori frontalieri in Canton Ticino sono passati da 57.257 a 77.732, crescendo di ben 20.476 unità (+38,8%).

Italia e Svizzera

Due facce della stessa medaglia, quelle che emergono dai dati dell’Ufficio federale di statistica (Ust) del Canton Ticino, che ha appena presentato una dettagliata analisi sulle disparità salariali tra residenti e frontalieri. I lavoratori italiani in Svizzera guadagnano sempre di meno rispetto ai cittadini elvetici, eppure trovare impiego oltreconfine è ancora e anzi probabilmente più conveniente rispetto a dieci anni fa, segno che la situazione salariale in Italia non è certo andata migliorando nel tempo. Quel 2% di aumento un dieci anni è pure sempre un aumento, tra l'altro applicato a uno stipendio comunque ben più alto di quello che, a parità di mansione, verrebbe proposto in Italia. Dall'altra parte della dogana, la visione è speculare. "Nel dibattito pubblico - rileva infatti l'Ust - questo squilibrio sul mercato del lavoro è considerato la fonte principale della pressione salariale per i residenti che si vedrebbero offrire salari inferiori per la presenza importante di lavoratori frontalieri in grado di accettare stipendi più bassi"

Disparità salariali

Nella parte introduttiva del report, l’Ust presenta la metodologia applicata, attraverso la quale si scompone la differenza salariale in due parti. Una ‘spiegata’ dalla diversa composizione (o struttura) dei salariati in termini di sesso, età, residenza, formazione, posizione, contratto individuale tempo di lavoro; un’ altra ‘non spiegata’ che dipende da fattori non osservabili o non osservati, come per esempio possono essere eventuali comportamenti discriminatori dei datori di lavoro o l’opportunità dei frontalieri di accettare salari più contenuti. Il principale risultato che emerge è un divario tra residenti e frontalieri di poco superiore al 20%, in crescita rispetto a dieci anni prima. La scomposizione di queste differenze evidenzia inoltre un risultato importante: la diversa struttura della manodopera frontaliera spiega tre quinti del divario osservato, mentre due quinti – pari all’8% del salario mediano dei residenti – risultano non spiegati.

Salario medio

Nel 2020 la media salariale dei residenti equivale a 5.740 franchi, mentre quella dei frontalieri è pari a 4.582 franchi. La differenza di 1.158 franchi equivale appunto al 20,2% del salario mediano dei residenti. Osservando gli altri indicatori, si nota come questa differenza salariale aumenti all’aumentare dei salari: al decimo percentile si osserva una differenza del 14,7%, mentre al novantesimo percentile – all’altra estremità – si registra una differenza del 33,9% . Un risultato interessante dell’analisi sull’evoluzione salariale dal 2010 al 2020 è che l’andamento salariale dei residenti risulta più dinamico rispetto a quello dei frontalieri: nel decennio analizzato il salario medio dei primi è cresciuto del 7,9%, mentre quello dei frontalieri è sostanzialmente rimasto invariato, salendo appena del 2,1%. Sempre in termini di mediana, si è passati da una differenza tra i due gruppi del 15,7% nel 2010 a una del 20,2% nel 2020. La differenza al percentile 90 (stipendi più alti) è salita dal 30 al 33,9%, in controtendenza quella del percentile 10 (stipendi più bassi) che è calata dal 18,5 nel 2010 al 14,7% nel 2020.

I settori

Infine, l’analisi per attività economica ha mostrato tre tipologie di divisioni. In primo luogo quelle dove i salari dei residenti e frontalieri sono allineati, come le costruzioni o la sanità, grazie alla contrattazione collettiva o al bisogno di attrarre manodopera in un settore che fatica a colmare i suoi bisogni sul mercato del lavoro locale. In secondo luogo, divisioni come quella dei servizi finanziari che registrano una grande differenza tra residenti e frontalieri che però è spiegata da fattori strutturali. Terzo, divisioni che registrano differenze importanti anche a parità di condizioni. Queste ultime, che includono i rami dell’informatica, dell’istruzione o del trasporto, hanno visto delle dinamiche importanti al loro interno quali la crescita del numero di frontalieri in nuove professioni come ad esempio il coaching, i corsi di lingue o il food delivery.