Fine blocco licenziamenti, il Governo lavora a nuovi aiuti, ristori e cassa integrazione

Dopo il via libera alla nuova richiesta di scostamento di Bilancio da 32 miliardi di euro i ministri studiano come poter sostenere le imprese e il lavoro

Una manifestazione sindacale

Una manifestazione sindacale

Roma, 21 gennaio 2021 - Il Parlamento ha approvato lo scostamento di Bilancio da 32 miliardi di euro. Obiettivo trovare le risorse necessarie per finanziare i provvedimenti per sostenere le imprese e salvaguardare, per quanto possibile, l'occupazione: Ristori, cassa integrazione, aiuti, sgravi.

Il 31 marzo scadrà infatti il divieto di licenziare. A quel punto centinaia di migliaia di lavoratori potrebbero perdere il posto. Per questo il Governo valuta di manterere questo divieto per "i settori maggiormente colpiti dalla crisi" con una sorta di "blocco dei licenziamenti selettivo".

Aiuti contro la pandemia finché sarà "necessario", ma "oculati, selettivi ed equi". Nelle intenzioni del governo come ha precisato Roberto Gualtieri, al ministero dell'Economia si incrociano calcoli e tabelle per mettere a punto proprio con quelle risorse il nuovo decreto Ristori, con il quale potrebbe arrivare il finanziamento di altre 26 settimane di Cig Covid da utilizzare di qui a fine anno. "Ci stiamo lavorando", ha confermato il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, spiegando che la proroga dovrebbe interessare la cassa Covid ordinaria e in deroga, abbinata allo sgravio contributivo al 100% alternativo all'utilizzo della cassa per chi riporta i lavoratori in azienda.

Il governo punta i a mettere in campo tutte le difese possibili - anche un nuovo intervento sulla Naspi - contro il rischio di uno tsunamì del mercato del lavoro quando, dalla fine di marzo, finirà il blocco generalizzato dei licenziamenti. Il divieto per legge di licenziare potrebbe rimanere però «per i settori maggiormente in crisi», secondo il viceministro all'Economia Antonio Misiani. Si valuta l'opportunità di prolungare ulteriormente il blocco dei licenziamenti per le attività più colpite dalla crisi.

Una decisione arriverà solo dopo il confronto con le parti sociali: imprese e sindacati attendono una convocazione ad hoc che potrebbe avvenire già a inizio della prossima settimana. A questo proposito "oggi va recuperata anzitutto la fiducia del Paese. E per ottenerla, la via maestra è quella di un vero Patto sociale", ha detto Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl.

 Di sicuro il decreto Ristori, il quinto e nelle intenzioni anche l'ultimo, dovrà essere approvato entro la fine di gennaio, quando scade la mini-proroga dell'invio delle cartelle esattoriali e degli avvisi dell'Agenzia delle Entrate: la riscossione non si può "eliminare" come chiedono le opposizioni, e il Covid non può giustificare tutto, ha sottolineato Gualtieri confermando però che si sta preparando un intervento per "attenuare l'impatto" della ripresa della riscossione "sulle categorie più deboli", da un lato, e dall'altro "un affastellamento di atti", con annesso rischio assembramenti agli sportelli, dall'altro.

Il pacchetto - circa 2 miliardi - dovrebbe contenere l'invio delle cartelle spalmato su due anni e una nuova edizione della rottamazione, la quater, con rateizzazione lunga per non pesare su chi è stato più colpito dal Covid. Il capitolo più corposo sarà però quello dei ristori veri e propri, 7-8 miliardi cui si aggiungeranno i quasi 5 miliardi già appostati per eliminare in parte o in toto le tasse finora sospese. "Bisognerà anche continuare a dare ristoro alle attività ferme per ordinanza anti-Covid, con un tesoretto da mettere a disposizione ogni volta che faremo delle chiusure", ha detto il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, e pensare