ArchiveCome cambierà Twitter con l'arrivo di Elon Musk? Ecco tutte le novità per il social

Come cambierà Twitter con l'arrivo di Elon Musk? Ecco tutte le novità per il social

La società esce dalla borsa e non dovrà preoccuparsi di fatturato, utili e crescita. Libertà di parola senza confini, algoritmi più aggressivi e messaggi più politicamente scorretti

L'annuncio dell'acquisto di Twitter da parte di Elon Musk

L'annuncio dell'acquisto di Twitter da parte di Elon Musk

Cosa diventerà ora Twitter con l’arrivo di Elon Musk? Per capirlo, non possiamo che partire dalla sua storia e dalla filosofia che ha animato il potentissimo social network, che ha saputo opporsi a facebook anche grazie alla sua aura più intellettuale anche per via della brevità dei messaggi, limitati a 140 caratteri, poi allargati a 180, ma sempre a numero chiuso, rispetto ad altre piattaforme. Nel 2009 Twitter si era guadagnato la prima pagina di Time, portato ad esempio come modello virtuoso di innovazione

Messaggi brevi dunque, ma storia lunga e turbolenta, arrivata a oggi una svolta clamorosa. Con l’acquisizione da parte dell’uomo più ricco al mondo e troller più celebre del globo, Elon Musk, come ricorda l’Agi, molte cose cambieranno. Non saranno mai più come prima né il social network né la società che lo gestisce. Per “affrontare i cambiamenti di cui ha bisogno”, aveva dichiarato il ceo di Tesla al momento della sua offerta, Twitter dev’essere una “compagnia privata”. Fuori dalla borsa o nulla. Il primo cambiamento, ormai certo anche se non immediato, sarà questo: a breve Twitter non sarà più quotata.

Twitter non sarà più sotto l’occhio della Security and Exchange Commission (l’autorità che regolamenta i mercati statunitensi). Le frizioni tra Musk e la commissione sono note: nel 2018, la Sec - proprio dopo l’annunciata e mai concretizzata privatizzazione di Tesla - aveva vietato a Musk di twittare senza un controllo preventivo per evitare che le sue dichiarazioni impattassero sul titolo di Tesla. Da allora, l’uomo più ricco del pianeta ha sempre fatto sapere cosa pensa della Sec. E lo ha fatto anche ieri, affermando che la commissione è “una marionetta senza vergogna”. 

La privatizzazione di Twitter, però, non è solo una questione personale. Non essendo quotata, la compagnia non dovrà più rispettare le stringenti comunicazioni sui dati trimestrali. Avrà quindi meno pressione da parte degli azionisti, che tendono a chiedere risultati di breve termine, e non sarà soggetta alle oscillazioni del mercato. Musk, in sostanza, potrà guardare a un’evoluzione di medio termine, senza preoccuparsi troppo di fatturato, utili e crescita degli utenti. Non è la prima volta che una società abbandona la borsa. L’anomalia sta nel fatto che a fare il grande passo non è una società d’investimento ma un uomo solo.

Ci sono poi degli evidenti cambiamenti a livello di filosofia del network. Twitter entra ufficialmente in una nuova dimensione dove regneranno “libertà di parola senza confini”, “algoritmi più aggressivi” e messaggi più politicamente scorretti. Esattamente tutto ciò da cui si era tenuto alla larga Jack Dorsey quando ebbe l’ispirazione, mentre si gustava un tacos messicano seduto su un’altalena al parco. Era il 2006. Dorsey immaginò una rete che permettesse a una persona di comunicare a un ristretto numero di persone e di farlo con testi brevi. 

Il primo nome del progetto fu ‘twttr’, che sembrava preso da una lingua aliena, in realtà scopiazzato da Flickr, sistema che permetteva l’invio facile di sms negli Usa. Gli sviluppatori scelsero il numero “10958” come codice breve per l’invio di messaggi, poi rimpiazzato da “40404”, fino a quando Dorsey non si imbatté su una parola del dizionario, “Twitter”, che indicava una “breve raffica di informazioni irrilevanti” e un “cinguettio di uccelli”. 

Piazza e presidenti Il prodotto a cui Dorsey aveva pensato era esattamente questo: una “piazza digitale” dove scambiarsi messaggi brevi e inutili. Ma nei sedici anni successi Twitter è diventato tutt’altro: seppure con un seguito molto minore rispetto a Facebook o Instagram - poco più di duecento milioni di utenti, 65 milioni di messaggi al giorno - il social del cinguettio è diventato la piattaforma d’elite, quella preferita dai leader politici di tutto il mondo, e terreno su cui si sono scontrati Donald Trump e Joe Biden.

C’è poi proprio il caso Trump: espulso da Twitter per i suoi messaggi, il tycoon ha prima chiesto con insistenza di essere reinserito, poi è passato a lanciare un proprio social, “Truth”, che con Twitter ha in comune solo la prima lettera. La piattaforma dell’uccellino non lo riavrà, a patto che l’ex presidente non cambi idea: se ‘Truth’ non dovesse conquistare il mercato, Trump sa che le porte di Twitter saranno sempre aperte e lui libero di inviare i suoi messaggi, stavolta senza più paura di subire sanzioni.

Il suo possibile ritorno diventerà un tormentone, che si traduce in interazioni. Proprio ciò che vuole Musk, per il quale il nuovo Twitter dovrà essere una comunità aperta, piena di messaggi “utili”, possibilmente virali, meglio se politicamente scorretti. Dopo l’annuncio dell’acquisizione da parte di Musk, Trump ha detto “Musk è un bravo ragazzo, ma io andrò su Truth”, il suo social personale non ancora decollato in pieno. Mentre il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden secondo la Casa Bianca, è “preoccupato dal potere dei social”. 

In pratica, gli ultimi due presidenti alla guida del Paese più potente al mondo hanno sentito il bisogno di commentare subito gli eventi. Un segnale che la dice lunga su quanto questa svolta possa essere epocale.