Milano, 9 novembre 2020 - La zona rossa in Lombardia ferma il 10% dei lavoratori del privato. Lo ha rilevato la Cisl Lombardia che, sulla base dei dati Unioncamere, Inps e Inail, ha stimato gli effetti del (mini) lockdown in corso sull'occupazione: in termini assoluti si tratta di uno stop a 473.322 addetti sugli oltre 4,7 milioni presenti nella regione.
L'impatto dell'ordinanza del ministero della Salute - che ha introdotto ulteriori restrizioni ad attività e mobilità rispetto a quanto previsto dall'ultimo Dpcm del 3 novembre - si fa sentire in particolare nello sport e nell'intrattenimento dove il 95,7% degli addetti (43.179) non può lavorare in regime di zona rossa. Fermo anche il 71,3% del personale di alloggio e ristorazione (241.073 lavoratori) e il 34,3% degli addetti ai servizi alla persona (37.430 lavoratori, parrucchieri esclusi). Meno penalizzato in termini percentuali di quanto sembrava inizialmente il commercio, dove il 17,8% del personale (141.930 lavoratori) è a casa.
“L’analisi evidenzia il significativo impatto all’intervento del Dpcm sugli addetti in Lombardia di diversi settori, in particolare della ristorazione, commercio, sport e intrattenimento, già fortemente colpiti dalla crisi – sottolinea Mirko Dolzadelli, segretario regionale Cisl Lombardia -. Conferma l’importanza del risultato ottenuto dal sindacato di prorogare ulteriormente l’utilizzo di cassa integrazione Covid e il blocco dei licenziamenti fino al 21 marzo e a livello lombardo del rilancio delle politiche attive”.
Lo scenario cambierebbe (e di molto) se l'ordinanza del ministero della Salute collocasse la Lombardia in zona arancione . In questo caso sarebbe quasi dimezzato il numero di addetti bloccati : 296.326, ovvero il 6,3% del totale nell’economia privata. Nell’ipotesi di zona gialla il dato dei lavoratori fermi scenderebbe a 55.165, l’1,2% del totale. L'effetto delle restrizioni graverebbe quasi esclusivamente su sport e spettacolo, con uno stop per l’89,1% degli addetti del settore.
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