Dimissioni Draghi: Pnrr, Decreto Aiuti e concorrenza a rischio

Al palo le riforme in agenda: dal Fisco alle pensioni passando per reddito minimo e superbonus

Con le dimissioni di Mario Draghi il 67° governo dell'Italia Repubblicana è ufficialmente concluso. Sergio Mattarella incontrerà nel pomeriggio i presidenti di Camera e Senato, Fico e Casellati e poi è atteso un discorso alla nazione nel quale il capo dello Stato comunicherà al Paese lo scioglimento del Parlamento e il voto anticipato: la prima data utile per andare alle urne potrebbe già essere il 18 settembre prossimo. L'orientamento del Quirinale sembra essere quello di proseguire l'attività parlamentare in ordinaria amministrazione e risolvere la crisi nel più breve tempo possibile dare un nuovo governo al Paese nel più breve tempo possibile. Ma restano urgenze come il disegno di legge sulla concorrenza, che questa sera sarà al centro di un Consiglio dei ministri. Il governo entra nella fase del disbrigo degli affari correnti: Pnrr, Decreto Aiuti e concorrenza sono a rischio ma anche altri traguardi messi in agenda come la riforma del Fisco e il taglio del cuneo, salario minimo, reddito di cittadinanza, superbonus e il tema delle pensioni e quota 102.

Mario Draghi
Mario Draghi

Consiglio dei ministri

Questa sera in Consiglio dei ministri dovrebbe arrivare anche il Ddl concorrenza, lasciando però fuori dal testo la dibattuta norma sui taxi che ha visto le auto bianche sul piede di guerra. E' una mossa del premier Mario Draghi, viene spiegato, per blindare una delle riforme legate a doppio filo con il Pnrr. E' una mossa del premier Mario Draghi, viene spiegato, per blindare una delle riforme legate a doppio filo con il Pnrr. Le Camere, sebbene sciolte, potrebbero rinuirsi. Sul Decreto Aiuto si spera di chiudere almeno la parte sui salari minimi ma l'indicazione che arriva dal Quirinale è quella di limitarsi al minimo indispensabile. Nell'elenco dei Ddl che, in caso di scioglimento, potranno andare avanti non figurerà tuttavia il Ddl delega fiscale, in quanto, precisano le fonti a Radiocor, "non è possibile ricondurlo al Recovery Plan". In ballo c'è anche la riforma della giustizia tributaria: sulle prospettive di questo provvedimento è in corso una ricognizione. Quanto al Ddl concorrenza, altre fonti governative assicurano che il provvedimento andrà avanti.

Pnrr: mancano 55 obiettivi

L'Italia ha gia' ricevuto dalla Commissione Ue 45,9 miliardi di euro per il Pnrr, a cui dovrebbero aggiungersi nelle prossime settimane ulteriori 21 miliardi. Entro la fine del 2022 bisognera' raggiungere ulteriori 55 obiettivi, che permetteranno all'Italia di incassare una nuova rata da 19 miliardi di euro. Ci sono anche preoccupazioni economiche, visto che l'uscita di scena di Draghi "può mandare all'aria il soddisfacimento delle condizioni previste dal  Pnrr", un "compito in sospeso enorme perche' l'Italia ha finora raggiunto solo il 10% dei traguardi e degli obiettivi concordati con Bruxelles, contro il 13% della Spagna (che ha gia' ottenuto il via libera per il secondo pagamento) o il 22% della Francia (che va per il primo pagamento)". 

Fisco e taglio cuneo Resta nel limbo la riforma fiscale, con la riduzione delle aliquote Irpef a partire dai redditi medio-bassi, il superamento dell’Irap e la sforbiciata all’Iva. Ma resta fermo ugualmente il taglio del cuneo per ridurre il carico fiscale sui lavoratori, a partire dai salari più bassi. Anche in chiave anti-inflazione.

Salario minimo Si fermano anche i lavori in corso per approvare la proposta Orlando di applicazione obbligatoria del Tec, il Trattamento economico complessivo, previsto dai "migliori" contratti settore per settore. Una misura per far crescere i salari dei lavoratori poveri, "che non veda l’imposizione, il diktat del governo sul contratto di lavoro".

Reddito di cittadinanza E nessuna correzione può scattare per il Reddito di cittadinanza "per favorire chi ha più bisogno e ridurre gli effetti negativi sul mercato del lavoro "Perché – come ha ricordato nella sua preplica in Senato il premier Draghi - è una cosa buona ma se non funziona è una cosa cattiva".  

Quota 102 e pensioni   Punto interrogativo su quello che accadrà a Quota 102 e al cantiere pensioni. Draghi aveva ipotizzato una riforma delle pensioni che garantisse meccanismi di flessibilità in uscita in un impianto sostenibile, ancorato al sistema contributivo.

Superbonus "Il problema sono i meccanismi di cessione dei crediti, che migliaia di imprese stanno aspettando, aveva detto sempre Draghi  i crediti. Draghi si doveva puntare ad affrontare le criticità nella cessione dei crediti fiscali, riducendo al contempo la generosità dei contributi. Perché "il problema – accusa – sono i meccanismi di cessione. Chi li ha disegnati senza discrimine o discernimento? Sono loro i colpevoli di questa situazione per cui migliaia di imprese stanno aspettando i crediti. Ora bisogna riparare al malfatto e tirare fuori dai guai quelle migliaia di imprese". Ma anche questo compito non è detto che sarà attuato con il governo dimissionario