Dopo il Covid più ricchi e più poveri: "Le differenze sono aumentate"

Andrea Monticini, professore di Econometria finanziaria della Cattolica: è l’effetto delle recessioni. Le dichiarazioni dei redditi confermano il calo del numero di contribuenti tra 20mila e 50mila euro

Al via la dichiarazione dei redditi

Al via la dichiarazione dei redditi

Milano - ​Più ricchi e più poveri. L’effetto Covid si legge anche sulla dichiarazione dei redditi: "Le differenze tra le fasce più alte e quelle più basse si sono accentuate" spiega Andrea Monticini, professore di Econometria finanziaria all’Università Cattolica di Milano. Anche la “variazione del numero di contribuenti per classi di reddito complessivo“ pubblicata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) nel documento relativo all’analisi delle statistiche delle dichiarazioni fiscali sui dati Irpef "evidenzia un decremento consistente dei soggetti nelle classi di reddito complessivo da 20.000 a 50.000 euro". "Quando si vive una fase di recessione, come quella provocata dalla crisi sanitaria, non vengono colpite in mondo uniforme tutte le fasce di reddito – spiega Monticini –. Le differenze che si vengono a creare sono la conseguenza del fatto che non tutti i settori dell’economia sono penalizzati allo stesso modo. E anche all’interno dello stesso settore produttivo ci sono delle differenze: la manodopera specializzata subisce un impatto inferiore rispetto a quella meno specializzata. Il risultato finale è che la forbice tra fasce della popolazione diventa sempre più ampia ".

Secondo i dati Irpef 2021 - relativi al 2020 - il reddito medio pro capite dei lombardi è diminuito dell’1,7%, da 25.780 a 25.330 euro. La regione resta comunque la più “ricca“ d’Italia, ma con differenze da provincia a provincia. Como è quella che ha perso di più: il 2,7%, una flessione superiore alla media nazionale scendendo da 25.000 a 24.323 euro. Segue Brescia con una flessione dell’1,45% (25.117 euro dichiarati nel 2020 e 24.753 nel 2021). Lecco (-1,29%) passa da 26.368 e 26.026 euro, mentre Varese resta sugli stessi livelli pre-Covid: -0,06% (25.568 i redditi del 2020, 25.554 quelli del 2021). Anche Monza lascia con la pandemia l’1,12% della ricchezza pro capite (29.764 contro i 30.100). Va meglio nel capoluogo e nell’hinterland: Milano contiene il ribasso a -0,74% (32.330 euro nel 2020 e 31.778 nel 2021), Bergamo a -0,77% (28.975 euro nel 2020 e 28.751 nel 2021), Mantova a -0,86% (da 24.850 a 24.637 euro). Quattro le province che si sono scoperte più ricche: Sondrio (+0,92%) passa dai 23.701 euro dichiarati nel 2020 ai 23.918 del 2021. Fa ancora meglio Pavia, dove il reddito sale del +1,04 (da 27.714 euro a 28.001). Variazioni positive anche per Lodi - +0,37% (26.034 euro nel 2020 e 26.130 nel 2021) - e Cremona: +0,77% (24.248 euro nel 2020 e 24.435 nel 2021).

«In questo scenario – osserva Monticini – si registra una crescita dell’inflazione. A differenza della recessione, l’aumento dei prezzi e del costo della vita interessa tutti in modo uniforme. Penalizza, però, le fasce più basse: nell’immediato dobbiamo attenderci una diminuzione dei consumi. Saranno necessarie politiche economiche adeguate, di sostegno, per evitare la nascita di nuovi poveri".