Debito globale mondiale record: a quanto ammonta e cosa vuol dire (e perché preoccuparsi)

L'indebitamento di famiglie, aziende, banche e governi è cresciuto a livelli mai visti nel 2022

Un peso enorme che mette a rischio l'attività di aziende, società e l'equilibrio economico di tutto il mondo. E' colpa di pandemia e guerra in Ucraina se il debito globale ha raggiunto il suo massimo storico. Secondo i calcoli dell'agenzia S&P ammonta a trecentomila miliardi di dollari ripartito tra famiglie, imprese, banche e governi. Un macigno che oggi più che mai si fa sentire, visto il rialzo dei tassi di interesse.

Le cifre della crescita

In rapporto al Pil mondiale il rapporto è del 350%. E' cresciuto del 25% (72 punti) rispetto al 278% registrato nel periodo precedente alla crisi finanziaria del 2008. Era del 323% nel 2019 e aveva toccato la punta del 352% nel giugno 2020 quando lo stop a ogni tipo di attività aveva fatto cadere il Pil globale. Oggi, pur con l'attività in pieno sviluppo, il debito sta per segnare il nuovo primato in termini percentuali. A favorire il boom è stata il lungo periodo di tassi a zero. Basterà ricordare che, il costo medio delle emissioni italiane l'anno scorso era stato di 0,1%. Quest'anno andrà oltre l'1%

Occhio agli interessi

Sono stati proprio i governi a contribuire maggiormente: dei 72 punti percentuali in più rispetto a fine 2007, 45 sono frutto delle decisioni degli Stati. E con la recessione alle porte, i governi si troveranno costretti a intervenire. Ma questa volta gli aiuti pubblici non saranno (quasi) a costo zero. Bloomberg ha stimato che governi e imprese dovranno sborsare mille miliardi di dollari solo di interessi quando rifinanzieranno le proprie obbligazioni, se i tassi rimarranno pari a quelli di oggi.

Rischi per attività private e governi

Il rischio è di assistere a un aumento significativo dei default delle attività private e delle aziende. Il terremoto colpirebbe duramente anche il mercato del lavoro. Ma anche i governi non possono dormire sonni tranquilli. I Paesi emergenti sono quelli più a rischio. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, tra i Paesi a basso reddito ormai il 60% si trova in una condizione di stress da debito o è a forte rischio di entrarci. E guardando all'Occidente, ciò che è accaduto nel Regno Unito è un evidente segnale di deterioramento della fiducia dei creditori. Per non parlare della fragilità dei conti pubblici italiani. Più in generale il debito dei governi è al 102%, stabile da giugno 2020, ma in aumento da giugno 2019 (89%) e da giugno 2007 (58%). Le società non finanziarie hanno toccato il 98%, in leggero calo rispetto a due anni fa (101%), ma quasi un terzo in più sul 2007 (75%). Le famiglie, che sono più conservative, dice l'agenzia di rating, sono al 64% dal 60% di 15 anni fa. Ancora meglio hanno fatto le istituzioni finanziare, come le banche, che probabilmente per via della stratta delle autorità dopo la crisi del 2008, registrano un dato stabile all'85% rispetto al 2007.

"Non esiste un modo semplice per mantenere bassa la leva finanziaria globale", afferma S&P sottolineando che i recenti aumenti dei tassi di interesse globali presentano serie sfide per la stabilità finanziaria. "L'onere per interessi medio ponderato è aumentato fino a quasi l'8% delle entrate delle amministrazioni pubbliche, che è superiore a quello prima della crisi finanziaria globale", calcola S&P secondo cui questa situazione è aggravata se il debito è denominato in una valuta estera. "Il recente default dello Sri Lanka ne è un esempio. Mentre le maggiori banche centrali del mondo continuano a puntare a ulteriori aumenti dei tassi, sono molto probabili ulteriori insolvenze o ristrutturazioni nei prossimi 12-18 mesi", avverte S&P.

Il nuovo scenario di tassi in aumento porta "sfide anche per i Paesi con rating più elevato nel mantenere il giudizio che abbiamo su di loro", dice S&P. Minori sono invece i rischi per le famiglie, grazie alla tenuta del mercato del lavoro che compensa in qualche modo i problemi causati dall'inflazione. Bene anche le banche che beneficiano dei più alti tassi di interesse e sono in grado di passarli ai clienti. Più critiche invece le prospettive per le aziende a causa dei rischi di recessione e alle pressioni sui margini prodotte dall'aumento dei costi. Ma l'inflazione potrebbe aiutare a comprimere nel tempo l'importo dei debiti a patto di non aumentare lo stock e di tenere bassi i tassi di interesse a lungo termine