Emergenza costi, stalle in crisi

Coldiretti Bergamo: "I rincari degli alimenti per animali sono ormai insostenibili"

Mucche

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Bergamo - «Per gli allevatori sono insostenibili i rincari delle materie prime utilizzate per l’alimentazione degli animali nelle stalle, a fronte di una remunerazione dei loro prodotti stabile e, in alcuni casi, addirittura in calo". É l’allarme lanciato dal presidente di Coldiretti Bergamo, Alberto Brivio, che chiede misure appropriate per affrontare un’emergenza che diventa di giorno in giorno più grave. Ad essere in difficoltà sono soprattutto gli allevamenti bovini da latte e da carne, oltre a quelli suini. I costi dei principali elementi della dieta degli animali sono aumentati vertiginosamente. Le quotazioni alla Borsa Granaria di Milano evidenziano un trend in costante ascesa. Il frumento tenero nel 2019 era quotato 218,25 euro a tonnellata mentre nei primi due mesi del 2021 è stato quotato 239,90 euro. Per il granoturco la quotazione di 179,43 euro del 2019 è passata a 230,85 euro. Schizzato alle stelle pure l’orzo: da 129 a 184,95 euro. Un aumento particolarmente importante si riscontra per i semi di soia con una quotazione di 340,06 euro salita a 572,13 euro, così come per il girasole decorticato e la soia decorticata

«La situazione è molto preoccupante - sottolinea Brivio – ed è sempre più concreto il rischio di non riuscire a garantire razioni adeguate agli animali poiché la differenza tra ricavi e costi si è praticamente azzerata e, nelle situazioni più sensibili a fenomeni speculativi, i costi superano i ricavi. Visto lo scenario che si è delineato ritengo fondamentale la richiesta formulata dal nostro presidente nazionale, Ettore Prandini, circa la necessità di convocare con urgenza il tavolo zootecnico presso il Ministero, per individuare strumenti che consentano di fissare i prezzi su valori che non scendano a livelli inferiori ai costi di produzioni sostenuti dalle aziende".

Coldiretti sottolinea che in gioco c’è il futuro dell’allevamento italiano in una situazione in cui con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, con accaparramenti, speculazioni e incertezza che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per conquistare l’autosufficienza produttiva in settori strategici. "Quando una stalla chiude – conclude Brivio – si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da molte generazioni".