Gas e bollette: la crisi senza precedenti dell’industria meccanica italiana

Il presidente di Anima Confindustria: “Per metà delle imprese i costi sono aumentati dal 20 al 40%. Di questo passo il rischio è chiudere o licenziare”

Illustrazione di Arnaldo Liguori

Illustrazione di Arnaldo Liguori

Se c’è un settore in cui l’Italia ha pochi rivali è quello dell’industria meccanica. Essa rappresenta metà dell’intera produzione manifatturiera nazionale per fatturato ed esportazioni, in essa si intrecciano e si fondono intere filiere e da essa traggono sostentamento 1,6 milioni di lavoratori. Tutto questo adesso è in crisi. Una crisi senza precedenti.

Le cause sono molte e interconnesse tra loro: l’impennata dei costi dell’energia elettrica e del gas, i massici rincari dei beni necessari alla produzione, la scarsa reperibilità di materie prime e componenti elettronici. Il risultato? Per metà delle imprese i costi di produzione sono aumentati dal 10 al 30%. Per due imprese su cinque superano addirittura il 40%.

I pericoli della crisi energetica

Il presidente di Anima Confindustria, Marco Nocivelli, spiega che è “come un effetto domino che sta coinvolgendo il nostro e altri comparti. Tante imprese che hanno investito forze e preso impegni si trovano di fronte a clienti che annullano o rinviano ordini già partiti, mentre il 45% delle aziende sconta i ritardi nei pagamenti da parte dei clienti”. In altre parole, “il pericolo di un fermo della produzione o di una chiusura definitiva è reale”.

In questi casi, afferma l’industriale, “la soluzione più infelice è purtroppo spesso anche l’unica percorribile: chiudere le linee, sospendere la produzione, utilizzare la cassa integrazione per i dipendenti. Se queste condizioni perdurano, c’è il pericolo che non si possa evitare una riduzione della manodopera”. In altre parole, i licenziamenti potrebbero essere inevitabili.

Circa un’azienda su sei già prevede per il 2023 un calo occupazionale e il ricorso alla cassa integrazione. Uno scenario che secondo Nocivelli, “che può essere evitato solo con l’erogazione di misure urgenti come il taglio del cuneo fiscale”.

Marco Nocivelli, presidente di Anima Confindustria

Cosa dovrebbe fare il nuovo governo

Il prossimo governo italiano, probabilmente presieduto da Giorgia Meloni, si insedierà non prima di fine ottobre. Avrà pochissimo tempo per mettere a punto nuove misure di contrasto al caro bollette. I fondi europei sono stati assicurati dagli obiettivi raggiunti dal Governo Draghi, ma entro fine anno andrà approvato il nuovo bilancio e poste le base per assicurarsi le future tranche di pagamento dall’Unione europea.

È fondamentale per l’industria italiana – sostiene il presidente di Anima Confindustria – calmierare i prezzi nel breve periodo coordinando una risposta unica a livello europeo. Successivamente, nel medio periodo, serve “una maggior attenzione alle politiche di efficienza energetica, con l’incentivazione di fonti rinnovabili, produzione di idrogeno e biocombustibili, come chiave per ripensare lo schema di approvvigionamento energetico”.

“Un’altra strada da percorrere – osserva poi – sono misure a tutela dell’export, sul quale la meccanica italiana, nonostante la difficile situazione geopolitica mondiale, rimane forte e che potrebbe strategicamente guidare la ripresa della crescita”. Basti pensare che nel 2021 le industrie associate in Anima hanno esportato circa il 60% dei loro prodotti.