Covid: un'azienda familiare su quattro è a rischio chiusura

L'allarme lanciato dall'Osservatorio Aub: inoltre il 33% delle imprese ha una struttura finanziaria inadeguata ad affrontare la crisi

Operai al lavoro

Operai al lavoro

Milano, 26 gennaio 2021 - Un'azienda familiare su quattro rischia la chiusura. Il Covid sta già sconvolgendo l'economia italiana e il tessuto imprenditoriale, ma gli effetti della pandemia rischiano di aggravarsi nei prossimi mesi. Infatti, il 33% delle imprese ha una struttura patrimoniale e finanziaria inadeguata ad affrontare le conseguenze di una crisi sempre più globale, mentre circa il 25% delle attività potrebbe entrare in procedure concorsuali o liquidatorie se non ricorrerà a ricapitalizzazioni con equity esterno. A lanciare l'allarme è l'Osservatorio Aub, promosso da Aidaf (Associazione italiana delle aziende familiari), Cattedra Aidaf-Ey di strategia delle aziende familiari (Università Bocconi), UniCredit e Cordusio, con il supporto di Borsa Italiana, Fondazione Angelini e Camera di Commercio di Milano, Monza Brianza, Lodi.

Il focus dell'Osservatorio è puntato su tutte le aziende familiari italiane che hanno superato la soglia di 20 milioni di fatturato: 17.984 aziende, di cui 11.808 a controllo familiare (pari al 65,6%). L'analisi mostra che, rispetto all'inizio del 2009, la quota di aziende familiari con una struttura patrimoniale davvero compromessa era scesa all'inizio del 2020 dal 4,3% al 3,4%, mentre le aziende che disponevano di una liquidità superiore all'indebitamento erano salite dal 17,7% al 29,5%. Tuttavia, il 33% delle aziende continua a mostrare una situazione finanziaria inadeguata ad affrontare la crisi pandemica. Un'analisi condotta con Fsi (Fondo strategico italiano) evidenzia l'effetto negativo dell'indebitamento sulle performance e mostra i pesanti impatti su crescita e redditività delle realtà produttive. Ne consegue che in questo momento le aziende migliori devono cercare di crescere attraverso l'equity e non il debito.

"A parte la speranza che la ripresa questa volta sia più veloce, la nostra analisi mostra che l'unica via di uscita è un maggiore ricorso all'equity, accompagnato da un'apertura alla leadership esterna e a un suo auspicabile ringiovanimento", ha spiegato Guido Corbetta, titolare della Cattedra Aidaf-Ey di strategia delle aziende familiari alla Bocconi e curatore dell'Osservatorio. Capitolo smart working. Pur partendo da un livello decisamente più basso (25% contro il 43% del campione totale, che comprende imprese familiari e non familiari), le aziende familiari hanno quasi raggiunto le altre nell'utilizzo dello smart working (85% contro il 93% del campione totale) durante il 2020. Nel 77% dei casi, inoltre, le aziende si sono attivate per dare supporto ai dipendenti, soprattutto dal punto di vista della sicurezza (protocolli e fornitura di dispositivi di protezione individuale).

Le difficoltà economiche vengono a galla anche nell'indagine dell'Unione europea delle cooperative (Uecoop): oltre 4 imprese su 10 (41%) sono andate in banca nell'ultimo anno a chiedere un finanziamento per resistere alle conseguenze della crisi generata dall'emergenza Covid. La pandemia sta mettendo a dura prova tutti i settori, dai servizi al commercio, dalla logistica alla manifattura, dall'agroalimentare al turismo, con il crollo dei consumi nazionali del 10,8% e la chiusura di oltre 390mila attività. "A fronte di uno scenario di sofferenza sociale, con il rischio che la situazione peggiori quando finirà il blocco dei licenziamenti - evidenzia Uecoop -, è necessario attivare il prima possibile gli aiuti a imprese e famiglie con le risorse messe a disposizione dall'Unione Europea".