Coronavirus, l'allarme degli artigiani: telefoni muti, tutto è fermo

Il presidente della confederazione lombarda: "Siamo bloccati, perdiamo la clientela estera". In grave difficoltà 8 imprese su dieci

Eugenio Massetti

Eugenio Massetti

Milano, 4 marzo 2020 - «Le imprese artigiane sono ferme, il telefono non squilla più. Il coronavirus ci sta costando caro: abbiamo chiuso il 2019 al ribasso, il 2020 è iniziato sbadigliando e ora è arrivata la mazzata finale". Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Lombardia, è preoccupato non soltanto per gli effetti immediati delle restrizioni legate all’emergenza sanitaria, ma anche per quelli a lungo termine, quando si tornerà alla normalità: "Oggi i nostri clienti esteri si sono rivolti ad altri fornitori perché noi siamo bloccati, e quelli difficilmente riusciremo a recuperarli".

Un problema che riguarda 8 imprese su 10. Confartigianato parla a nome di oltre 90mila realtà che danno lavoro a circa 300mila addetti: "In tempi normali siamo dei carri armati, oggi invece ci troviamo a fare i conti con il 62,5% delle imprese che in meno di una settimana hanno ridotto sensibilmente la loro attività". E lo scenario, secondo quanto rilevato sul campo dall’Osservatorio micro e piccole imprese di Confartigianato, è ancora più nero: se la situazione attuale dovesse prolungarsi, il fatturato mensile calerebbe del 30%. Su questa base, quindi, la stima è che il fatturato di 30 giorni lavorativi costerebbe 5,6 miliardi di euro e si determinerebbe una riduzione del 2,6% del fatturato totale dell’intero anno. A pagare il prezzo maggiore sono i settori del trasporto (-44%), della moda (-35%), l’alimentare (-34%), la comunicazione (-34% per grafici e fotografi), le panetterie, pasticcerie, rosticcerie e cibi da asporto (-32,8%), i servizi (-30%) e tutto il comparto legato al benessere (-28,2%). A cui si aggiunge il -39% di fatturato registrato dalle imprese - direttamente o indirettamente - interessate dalla domanda turistica.

Diminuiscono le vendite, gli ordini vengono cancellati, fiere e convegni sono annullati, le merci non riescono a raggiungere i clienti: "È evidente che siamo in emergenza – l’analisi di Massetti -, la Lombardia è stata da subito in prima linea nell’affrontare tutte le criticità legate alla diffusione del coronavirus, e lo sforzo coordinato da parte di tutti è fondamentale, ma crediamo sia altrettanto importante guardare oltre, per iniziare a fare una previsione sui danni economici e provare a mettere in campo tutte le misure utili a contenerli e a rilanciare la competitività e l’immagine del Paese". E "non sono certo i 500 euro al mese offerti ai lavoratori autonomi o il posticipo delle rate a maggio a risolvere i problemi – chiarisce Massetti -. Se non si lavora, come faccio a pagare le rate sospese a maggio? Impossibile. Occorre spostare gli adempimenti tributari, previdenziali e gli altri pagamenti come le rate di un macchinario, almeno di un anno. Oltre alle misure urgenti servono però anche interventi di più lungo respiro, quali lo sblocco dei cantieri, per riportare il lavoro e l’economia della Lombardia su un percorso di crescita e sviluppo. A maggior ragione se l’emergenza dovesse protrarsi a lungo".