Candy si ferma: 500 addetti in cassa integrazione. Colpa della crisi dei microchip

L’annuncio ieri in Assolombarda: non arrivano i chip per le lavatrici. Produzione bloccata per un mese

Nella fabbrica della Candy a Brugherio lavorano circa 400 operai

Nella fabbrica della Candy a Brugherio lavorano circa 400 operai

Brugherio (Monza). 9 aprile - Dopo il Covid, la crisi delle materie prime. A farne le spese la metalmeccanica e un segnale preoccupante arriva dal colosso cinese degli elettrodomestici Candy-Haier. Non ha i chip da montare sulle lavatrici e annuncia la cassa integrazione per quasi 500 addetti dello stabilimento di Brugherio. "La fabbrica si fermerà per un mese", conferma Pietro Occhiuto, segretario generale Fiom-Brianza dopo un incontro con l’azienda in Assolombarda. Stop di due settimane ad aprile e altre due a maggio, "zero ore per tutti". Una doccia fredda fra tentativi di ripresa e un futuro che "con questo problema rischia di diventare peggio del primo lockdown".

Il virus ha bloccato il piano di crescita della multinazionale che aveva fissato in 500mila pezzi lo standard annuale di produzione, sceso a 400mila dopo lo scoppio della crisi sanitaria. Ora, il nuovo stop. Alla base, la domanda crescente innescata dalla ripresa e la carenza di materiali che hanno finito per creare il classico collo di bottiglia. "Le difficoltà di approvvigionamento hanno conseguenze sull’occupazione. É un problema generale, per questa ragione è opportuno che il governo valuti il prolungamento del blocco dei licenziamenti – chiede Occhiuto – A fare incetta di plastica e acciaio è la Cina che sta integrando le scorte. Un’operazione che non risparmia neanche le sue aziende nel mondo". L’altro settore che "rischia di pagare un prezzo altissimo è l’automotive". L’invenduto aveva portato le case automobilistiche a pianificare nuovamente i livelli di produzione, riducendo le richieste di componentistica esterna, soprattutto di semiconduttori. E adesso non se ne trovano più.