"AZIENDE PIÙ UMANE CON UN SISTEMA OPERATIVO"

Migration

AZIENDE più umane grazie alla rivoluzione digitale. Sembra un paradosso, eppure non c’è dubbio che le innovazioni e i cambiamenti organizzativi accelerati dalla pandemia rappresentino oggi per imprese e lavoratori italiani l’opportunità di crescere nel segno del magico binomio produttività-felicità. Ma come possono le aziende svincolarsi dal giogo di regole, procedure e burocrazia interna, che spesso sono le cause dell’incapacità di innovare, della fuga di talenti e della perdita di quote di mercato? "Basta ’installare’ la Company Culture, un nuovo ‘sistema operativo’ che permetta alle imprese di attrarre talenti, valorizzare idee e persone, far crescere il business grazie al binomio produttività-felicità" è la soluzione di Alessandro Rimassa – imprenditore esperto di tematiche che ruotano intorno al futuro del mondo del lavoro e fondatore di Changers, community dedicata alla crescita professionale – che l’ha spiegata in un libro dal titolo ‘Company Culture - Il sistema operativo che fa crescere le aziende’, edito da Egea.

Perché le aziende italiane scontano un deficit di competitività rispetto a quelle dei Paesi competitor?

"L’innovazione è nel nostro Dna, ma la propensione al rischio è troppo bassa. In Italia mancano tre cose per far funzionare davvero il mondo del lavoro e quindi le nostre aziende. In primo luogo un mercato flessibile, in cui i più bravi possano crescere velocemente e in cui sia facile per le aziende scegliere le persone. Poi la centralità della funzione HR in azienda, perché se vuoi costruire imprese con le persone al centro e con una cultura aziendale sviluppata non puoi lasciare le risorse umane ai margini. Infine la predisposizione delle persone a lavorare per obiettivi, tagliando quindi il tempo delle riunioni inutili e della politica interna alle aziende: dobbiamo lavorare meno e meglio".

In quest’ottica, la forzata trasformazione digitale imposta dalla pandemia ha rappresentato un ostacolo o un’opportunità?

"Lato digital transformation, il Covid ci ha aiutato molto, ma non possiamo fermarci ora: il digitale è l’opportunità di creare un mondo aziendale e professionale migliore, più performante, più umano. L’azienda è un organismo vivo, complesso, fatto di persone prima ancora che di regole, procedure e politiche interne. Immaginarla o, peggio, governarla come un monolite significa condannarla all’immobilità e, dunque, al fallimento. La pandemia è una grande opportunità di movimento, ma è urgente trovare nuovi modi di lavorare e fare impresa che siano adeguati alle tecnologie e al ritmo improvvisato del nostro presente imprevedibile".

Lei ritiene che i cambiamenti introdotti durante l’emergenza – come la maggiore flessibilità e un’accelerata trasformazione digitale – diventeranno la nuova normalità per le aziende italiane?

"Purtroppo non credo siano davvero entrati nella quotidianità. Quando diciamo smart working intendiamo ‘lavorare da casa o a distanza’, non ‘lavorare per obiettivi’, né tanto meno lavoro agile, che significa lavorare modificando ruoli e gerarchie predefinite. Io spero che diventino la normalità, soprattutto per le Pmi, ma per questo serve una trasformazione culturale, prima di una tecnologica".

Smart e remote working possono essere una soluzione per coniugare al meglio vita privata e lavoro o, al contrario, rappresentano una trappola da guardare con sospetto?

"Per me il work-life balance non esiste, perché questa definizione presuppone che pensiamo al lavoro e alla vita come a due entità separate. Diciamo che smart e remote working sono una bella occasione di integrazione di queste due dimensioni, lasciando a ogni persona la libertà di disegnare il proprio personalissimo equilibrio in base alle sue esigenze, peculiarità e priorità".

Perché il binomio produttività-felicità gioca un ruolo centrale non solo per il benessere dei dipendenti ma anche per la crescita delle imprese?

"Perché le persone felici sono più produttive e innovative, non lo dicono solo tante ricerche sul valore dell’engagement dei dipendenti, ma anche esempi concreti delle aziende più innovative al mondo come Google, Netflix, Facebook, Twitter e tante altre. Le aziende che si prendono cura del benessere e della felicità dei dipendenti sono le aziende più innovative e che attraggono i migliori talenti".

Come mai in Italia, in tema di lavoro, è così difficile parlare di produttività e felicità nella stessa frase?

"In Italia lavoriamo troppo e perdiamo tante energie e tempo a causa della mancanza di organizzazione. In questo i Paesi del Nord Europa sono l’esempio che lavorare meno e meglio funziona. Da noi la parola ‘felicità’ viene vista con sospetto perché sembra utopica, ma tutto diventa più chiaro se le aziende cominciassero a pensare ai dipendenti come ai clienti, che devono essere soddisfatti della loro esperienza per sceglierle ogni giorno".