Alitalia, ricavi in picchiata e stipendi a rischio

Martedì i dipendenti protesteranno al Mise. E all'orizzonte non si vede un piano di rilancio

Aerei Alitalia a Linate (Newpress)

Aerei Alitalia a Linate (Newpress)

Roma - Alitalia ancora nella bufera. Ricavi in picchiata, domanda praticamente azzerata (-90%), un piano di rilancio che ancora non si vede all'orizzonte e dipendenti ancora in attesa di ricevere lo stipendio di questo mese nonostante i ristori autorizzati la scorsa settimana dalla Ue per fronteggiare l'emergenza pandemia. E domani scatta la protesta davanti al Mise. Tira brutta aria alla compagnia di bandiera e la conferma arriva dal direttore generale, Giancarlo Zeni, che durante il convegno: "Rilancio del trasporto aereo nel mondo post Covid", organizzato dalla senatrice del M5s Giulia Lupo parla di un anno "drammatico" e si toglie pure  qualche sassolino. L'ennesimo triste capitolo per Alitalia che da tanti, troppi anni non riesce più a decollare.

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Quadro inquietante 

Giancarlo Zeni spiega che "il 2020 è stato un anno drammatico, ha determinato una paralisi della domanda, l'ordine di grandezza è del -90% dall'inizio della pandemia questo ha fatto si che abbiamo subito un calo dei ricavi di 2 miliardi e 40 milioni" e aggiunge che il "risultato operativo è in peggioramento di 20 milioni, che è l'1% dei ricavi dell'anno". Perdite, naturalmente, che vanno ad impattare anche sulle buste paga dei dipendenti, che ad oggi non sono stati ancora pagati, comunicano i sindacati, precisando di non aver nemmeno ricevuto indicazioni dall'azienda su quando arriveranno gli stipendi.

Manifestazione dei dipendenti Alitalia a Fiumicino (ImagoE)
Manifestazione dei dipendenti Alitalia a Fiumicino (ImagoE)

I sindacati 

E così per domani scatta una manifestazione di tutti i lavoratori di Alitalia e Cityliner al Ministero dello Sviluppo Economico per "l'incertezza sull'erogazione delle retribuzioni, sull'anticipo della cassa integrazione straordinaria e sull'integrazione del Fondo straordinario del trasporto aereo", spiegano Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto Aereo. "Diciamo no ad una compagnia di bandiera "bonsa" ed ai ricatti delle lobby europee", sottolineano i rappresentanti dei lavoratori, chiedendo quindi "un vero rilancio di Alitalia" e avvertendo che "senza risposte dal Governo sul presente e il futuro di 11mila lavoratori e delle loro famiglie a rischio sostentamento, la protesta proseguirà ad oltranza".

Il ministero 

Dal ministero dello Sviluppo fanno presente che "il governo sta tutelando al massimo gli interessi del Paese e di tutti", ma chiariscono che il Mise "non è l'interlocutore naturale e appropriato per i manifestanti" in quanto "sul personale ha competenze il Mef». Il ministero dello Sviluppo invita quindi i sindacati a "non strumentalizzare vicende e sofferenze personali". Mercoledì sempre i sindacati incontreranno i tre commissari straordinari di Alitalia: Giuseppe Leogrande, Daniele Santosuosso e Gabriele Fava per avere delle risposte su ciò che sta succedendo con gli stipendi. Venerdì scorso l'Ue aveva dato il via libera a ristori per 24,7 milioni di euro, legati ai danni Covid.

Guerra sugli aiuti 

Proprio dei ristori ne ha parlato lo stesso Zeni durante il convegno, denunciando che Alitalia ha ricevuto aiuti "tra i più bassi" in Europa: "9 euro per posto offerto", mentre "altri concorrenti europei ne hanno ricevuti 88 euro a posto offerto". E «non solo ne abbiamo ricevuto in maniera limitata, ma anche con grande lentezza", ha sottolineato il direttore generale, aggiungendo che «"ggi stiamo ancora aspettando quelli di novembre e dicembre". Zeni si è quindi tolto qualche sassolino dalla scarpa, precisando che degli 1,3 miliardi di finanziamenti pubblici avuti dal 2017 al 2019, la compagnia "ha già restituito la metà, 645 milioni, pagando imposte e tasse". Inoltre "ha versato un indotto di prossimità di oltre 3 miliardi, circa 1,3 di pagamenti agli aeroporti, più di 330 milioni all'ente del traffico aereo, oltre 1 miliardo di retribuzione nette ai dipendenti», ha specificato il direttore generale. E «oltre ad aver fatto affluire nelle casse dei fornitori nazionali oltre 2,6 miliardi, ha generato un indotto indiretto di 19 miliardi", ha detto, quindi "ho visto soldi pubblici spesi molto peggio di questi 1,3 miliardi per tutto quello che ha innescato: ogni euro ne ha innescati 20", ha puntualizzato Zeni, che ne ha anche per l'Ue. «Trovo questo approccio di ricerca della discontinuità una ricerca di dissoluzione di Alitalia», afferma. «Quando sono arrivato qui avevamo 113 aerei, non conosco nessuna norma che dica che la discesa da 113 a 93 aerei non soddisfi un requisito di discontinuità", spiega. "L'Ue ha un approccio assolutamente discriminatorio con noi», denuncia infine il direttore generale di Alitalia.

Il costo per la collettività

Eppure in quarant'anni Alitalia è costata complessivamente circa 7,4 miliardi di euro alla collettività. Lo calcola l'Ufficio studi Mediobanca Mbres nello studio "Stima dei costi diretti, pubblici e collettivi, originati dalla gestione Alitalia (1974-2014)". In particolare l'onere a carico del settore pubblico e della collettività prodotto dalla gestione 'in bonis' (1974-2007) è di 3,3 miliardi (a valori 2014); mentre quello sotto la gestione commissariale, fino al giugno 2014, è di 4,1 miliardi. Pandemia a parte, è chiaro che con ricavi da low-cost e spese da compagnia globale Alitalia così com'è non stia più in piede. La crisi della compagnia aerea di bandiera è figlia di un modello di business che non esiste più. Da un a parte le compagnie low cost e i treni ad alta velocità hanno eroso i margini sulle rotte a corto e medio raggio che hanno da sempre rapprsentato la principale attività dell’Alitalia, che ha sempre avuto ha una scarsa presenza sull’intercontinentale, il segmento che al contrariuo consente alle compagnie tradizionali margini significativi. Negli ultimi 20 anni il gap tra compagnia italiana e principali concorrenti è cresciuto. Oggi Alitalia, in termini di passeggeri, è un quarto di Air France-Klm e un quinto di Lufthansa e Iag (British e Iberia). Con 22 milioni di passeggeri, Alitalia è un terzo di Easyjet (74,5 milioni) e meno di un quinto di Ryanair (106 milioni). Tra strategie sbagliate, "capitani coraggiosi sì ma con il loro portafogli, fusioni fallite e della difesa di un'italianità che quasi sempre è solo strumentale l'unica cosa certa è che così Alitalia non può più andare avanti. E prima ce ne accorgeremo e meglio sarà per tutti.