"RIPARTIAMO DA CINQUANTA MILIARDI DI EXPORT"

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"IL RAGGIUNGIMENTO dell’obiettivo dei 50 miliardi di export agroalimentare entro la fine del 2021 rappresenta un momento simbolico a cui voglio pensare come un nuovo punto di partenza anziche’ un punto di arrivo: i cambiamenti e la ripresa che stiamo vivendo, infatti, sono tutti segnali che e’ in atto una fase di transizione che ci portera’ verso un nuovo paradigma economico e sociale e il food&beverage ha tutte le carte in regola per essere tra i protagonisti di questa nuova era". Così Ivano Vacondio (a destra) ha esordito all’assemblea di Federalimentare, ‘Made in Italy alimentare: la ripartenza comincia da qui’, che si è tenuta nella giornata inaugurale di Cibus. "Da un lato, il settore alimentare ha subito dei rallentamenti – i 50 miliardi di export, ad esempio, erano un obiettivo del 2020 – ma dall’altro ha fatto fronte in pochissimo tempo a cambiamenti epocali, tenendo duro durante la fase più critica della pandemia e rivelando la sua strategicità prima, dando risposte nuove a nuovi tipi di consumatori – più digitali, più attenti al territorio e alla sostenibilità – poi".

Se le esportazioni rappresentano senza dubbio il fiore all’occhiello del settore con tassi espansivi a due cifre, tali da poter far registrare a consuntivo 2021 un passo leggermente superiore al 10% e raggiungere la quota di 40 miliardi che, sommati all’export primario, porteranno quasi sicuramente l’export complessivo sulla soglia dei 50 miliardi, anche la produzione alimentare non sarà da meno e potrebbe chiudere l’anno con un tasso espansivo attorno al 6,5%. Il fatturato, spinto anche dai prezzi alla produzione, potrebbe arrivare attorno a quota 154 miliardi, con un incremento dell’8%. Una menzione anche alle produzioni a indicazione geografica garantita, il cui valore si può stimare ormai attorno ai 17 miliardi di euro. La loro crescita negli ultimi anni è stata costantemente superiore a quella del settore alimentare aggregato e oggi esse incidono per oltre l’11% sul fatturato dell’industria alimentare.

Alla questione dell’export è legata la grande sfida del commercio internazionale che, per l’industria alimentare, rappresenta senza dubbio una grande opportunità: "Poiche’ i consumi interni sono da anni ormai stagnanti, dobbiamo puntare sulle esportazioni molto più di quanto già facciamo. Con questo mi riferisco all’indispensabilità degli accordi di libero scambio. Dobbiamo continuare e tutelare quelli gia’ atto – come quello con la Cina o quello sulla Brexit – ma spingerci anche verso economie emergenti, dove i nostri prodotti possono conquistare grandi fette di mercato con fortissime spinte espansive, come dimostrano i numeri: secondo gli ultimi dati export, il food&beverage è cresciuto a due cifre in Vietnam (+37,3%), in Malaysia (+36,6%) e in Corea (+52,4%). In questo senso, il Patto per l’Export e la Cabina di regia per l’internazionalizzazione rappresentano senza dubbio due segnali positivi", ha commentato Vacondio. Altra questione è il Pnrr, strumento che coinvolge il settore alimentare sul territorio dell’innovazione, della digitalizzazione, della logistica, delle dotazioni infrastrutturali e sul versante della sostenibilità".