NON SOLO PROSECCO, BRINDISI A NORD EST

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DICI VENETO e pensi al Prosecco, la bollicina italiana più esportata e più conosciuta al mondo. Ma il Veneto, prima potenza enoica nazionale, non è solo Prosecco. I primati sono tanti: prima regione produttrice di vino, prima esportatrice , prima per numero di denominazioni di origine con 14 Docg, 29 Doc e 10 Igt. Locomotiva dell’agroalimentare regionale: con 2,2 miliardi di euro di export, vale da solo un terzo del totale nazionale. Capitale nazionale delle bollicine più amate (Prosecco); regina dei rossi, dalla Valpolicella ai Colli berici ed euganei; culla di bianchi esportati in tutto il mondo (Soave e Pinot grigio); terroir di successo per i vini del lago di Garda , dal Lugana al Custoza al rosso Bardolino, al rilancio del Chiaretto in rosa.

Al centro c’è il sistema Prosecco, anzi l’universo Prosecco, che consta di tre denominazioni: Asolo Montello Docg, Conegliano Valdobbiadene Docg e Prosecco DOC. In tutto 600 milioni di bottiglie (più o meno 500 di Doc + 100 di Docg) che hanno conquistato il mercato mondiale, a dodici anni dal decreto ministeriale del 17 luglio 2009 che ha tutelato l’uso esclusivo del termine Prosecco all’area delle colline di Conegliano e Valdobbiadene e delle 5 province venete di Treviso. Venezia, Padova, Vicenza e Belluno e le 4 province friulane. Il cuore qualitativo resta il distretto del Prosecco superiore Conegliano Valdobbiadene Doc: 9.700 ettari di colline valorizzati dalla tutela Unesco e dove si punta ad una viticoltura ‘a chimica zero’ e alla valorizzazione di sottozone di eccellenza, le ‘Rive’.

Intanto il Consorzio del prosecco Doc lancia una nuova tipologia, il Rosé, atteso al punto che la stragrande maggioranza delle bottiglie (20 milioni) era già stata prenotata prima ancora di uscire dalle autoclavi, dove il disciplinare di produzione le impone un affinamento di almeno 60 giorni. Dietro le bollicine, spuntano i grandi rossi del Veronese, Amarone, Ripasso, Valpolicella e il dolce Recioto. Un sistema in grado di muovere un giro d’affari di 600 milioni l’anno e che dopo il successo nazionale e internazionale di Amarone e Ripasso adesso punta sulla valorizzazione del vino di territorio, cioè il Valpolicella Superiore, quello da cui tutto è nato e che oggi rappresenta solo il 6% dell’imbottigliato del sistema Valpolicella.