"LA PASTA LUCIANA MOSCONI? TRADIZIONE SOSTENIBILE"

PUÒ ANCORA un piccolo pastificio artigianale imbiancato di farina, nell’epoca della finanza digitale e della globalizzazione, trasformarsi in tre decenni in un polo industriale che rivaleggi coi colossi del settore? La risposta, se si guarda alla sorprendente storia dei prodotti da sfoglia a marchio Luciana Mosconi, è sì. Vista la trasformazione che ha portato l’azienda marchigiana dell’ad Marcello Pennazzi da semplice bottega a punto di riferimento nazionale per il mercato della pasta secca all’uovo di alta qualità e visti i risultati dell’ingresso tre anni fa, nel settore della pasta fresca. Sullo sfondo contadino delle colline di Matelica e del territorio anconetano e sulla scia della più moderna innovazione, a partire da una scintilla innescata, nel 1992, da un incontro quasi casuale.

Sembrava una giornata come tante quella in cui tutto nacque. E invece...

"Invece si è rivelato il giorno più importante per la nostra famiglia, quello in cui mio padre, Manfredo Pennazzi, entrò per la prima volta nella bottega di pasta fresca gestita, a Matelica, da Luciana Mosconi e da suo marito. Qui, da esperto professionista della distribuzione agroalimentare quale era, fu subito colpito dalla passione che si respirava in quel laboratorio e dal livello delle sue produzioni, partorendo l’idea, rivelatasi poi vincente, di portarle sulle tavole di tutti gli italiani".

Detto e fatto, perché da lì a a dieci anni eravate già diventati un piccolo gigante.

"L’accelerazione del nostro percorso, intrapreso con ambizione ma sempre con umiltà, è stata in effetti piuttosto rapida, se è vero che, dopo un iniziale periodo di assestamento, nel 2000 era già operativo il primo stabilimento di Matelica da 3.500 metri quadrati, raddoppiato poi di dimensione nel 2008. Alla vigilia di un anno, il 2009, in cui siamo diventati i leader nazionali del mercato ‘Premium’ della pasta secca all’uovo, oltre che il secondo brand nel mercato totale italiano, costruendo le nostre fortune puntando sull’eccellenza e vendendola sempre a un prezzo congruo".

Ma come si fa, tanto più se si punta in alto, a cambiare pelle senza perdere la propria anima?

"Si fa garantendo, su scala inevitabilmente più vasta e dietro a sforzi organizzativi certamente maggiori, la stessa qualità dei processi e la stessa genuinità degli ingredienti del prodotto da bottega, sia per i 10 quintali di pasta secca che agli inizi producevamo a giorni alterni sia per i 450 quintali che oggi escono quotidianamente dai nostri impianti. Grazie alla tecnica del doppio impasto, alla lavorazione delle sfoglie senza pressatura meccanica e stress termici e a un’essiccazione lenta e a bassa temperatura. Tra semole selezionate e uova fresche di provenienza nazionale e con la significativa aggiunta, dal lato della pasta fresca all’uovo, di ripieni cucinati davvero ‘in casa’, a partire da materie prime di assoluto livello".

Qui, però, si entra in un mondo che all’inizio non vi apparteneva. Come lo avete approcciato?

"Nello stesso modo in cui abbiamo fatto sempre, cominciando con uno stabilimento da 3mila metri quadrati nuovo di zecca, inaugurato ad Ancona nel 2018 e dedicato specificamente alla pasta fresca ripiena e non. E si fa puntando ancora una volta su un approccio moderno dai sapori antichi, senza dimenticare una tutela ambientale che, fin dall’accordo volontario sulla riduzione delle emissioni di Co2 siglato col ministero dell’Ambiente nel 2012, ci ha sempre visto pionieri".

L’ultima parola sulla qualità di un’industria, in ogni caso, spetta ai consumatori.

"Sono proprio i nostri clienti ad averci costantemente premiato, nonostante prezzi più alti di quelli garantiti da diversi nostri concorrenti. Nel 2020 abbiamo raggiunto un fatturato di 34 milioni di euro complessivi. Sempre nel 2020 nonostante tutti i problemi abbiamo investito nell’ulteriore raddoppio dello stabilimento di Matelica, ora di oltre 13mila metri quadrati, oltre che su un nuovo piano di assunzioni, sempre orientato sugli indeterminati e sulla forte presenza femminile in ruoli di rilievo, e sull’acquisizione, concretizzata poche settimane fa, di un marchio prestigioso, anche se non molto conosciuto fuori dalle Marche, come Pasta Ercoli".

Gli obiettivi e le prospettive per il futuro, quali sono?

"Le sensazioni, ad oggi, sono buone, e desideriamo proseguire sia questa crescita per linee esterne che la nostra graduale penetrazione sui mercati esteri e, in particolare, su quelli europei, nei quali ora siamo presenti a macchia di leopardo, mentre siamo già piuttosto conosciuti negli Stati Uniti, in Canada e nell’area russa. In Italia, invece, come già detto ci siamo ritagliati una posizione di grande prestigio, soprattutto, e questo è un grande vanto, in quelle regioni che della pasta all’uovo fresca hanno fatto una religione: Marche, Umbria, Emilia-Romagna, Toscana e Veneto".