IL SORGO FA BOOM È IL CEREALE DEL FUTURO

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È RUSTICO, adattabile ad usi alimentari e industriali, molto produttivo, poco idroesigente e fortemente sostenibile. È il sorgo, il cereale del futuro, coltivazione versatile idonea per affrontare le grandi sfide cui l’agricoltura deve far fronte. Nell’Ue le superfici coltivate a sorgo sono aumentate del 18% nel 2020: +20% per il sorgo da granella e +12% per il sorgo da foraggio. Stesso trend anche nell’Europa dell’Est (Russia e Ucraina in primis). La coltivazione sta decollando a livello mondiale: + 6% per la produzione. Nel 202021 il volume della produzione mondiale sarebbe arrivato a 60,9 milioni di tonnellate, una performance che deriva dal buon livello delle rese negli Stati Uniti e in Europa, oltre che da un aumento delle superfici in Australia e in Argentina. La domanda cinese è sostenuta e l’Argentina e il Messico hanno aumentato, a loro volta, il rispettivo consumo (Fonte Sorghum ID).

Nel mondo sono stati coltivati oltre 40 milioni di ettari (dati 2019). In prima linea gli Stati Uniti d’America (8,6 MT) seguiti da Etiopia e Messico. Per l’Italia la produzione è di 322.500 tonnellate su una superficie di 46.800 ettari: +10% per produzione e +18% per superfici rispetto al 2019 (Fonte dati Faostat). È il quinto cereale più prodotto al mondo e per gli ottimi valori nutrizionali si è diffuso principalmente per l’alimentazione zootecnica, ma fa già parte anche della dieta alimentare di circa 500 milioni di persone.

"Il sorgo ha un notevole potenziale produttivo e per tante aziende agricole la sua coltivazione si è rilevata una grande opportunità economica; la salubrità e la capacità di questa fantastica specie di produrre granella anche in condizioni di stress idrico consentono di limitare i costi colturali", spiega Vittorio Venturoli, fondatore di RV Venturoli, società sementiera di Pianoro (Bo) pioniera dell’introduzione del sorgo in Italia quarant’anni fa e oggi leader di mercato. "Questa coltura ha un grandissimo futuro, le superfici in Italia potrebbero tranquillamente raddoppiare, se non triplicare, grazie alle caratteristiche di adattabilità che consentono la coltivazione in tutti gli areali italiani", conclude Venturoli.