"I POTENTI DEL MONDO BRINDANO CON I MIEI PROSECCHI"

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"UN BOTTEGAIO di vino e caffè". Così si definisce, con falsa modestia, Giancarlo Aneri, veronese della Bassa (Legnago). Ma un bottegaio che porta in giro per il mondo l’eccellenza del made in Italy, di cui è ambasciatore ad honorem. Col suo Amarone, coi suoi Prosecchi (adesso anche bio) hanno brindato tutti i presidenti americani, poi anche Putin e il premier cinese Xi Ping. "Il mio gruppo, cresciuto su base famigliare, ha l’ambizione di essere importante e conosciuto nel mondo per la qualità di quello che produce. Così siamo riusciti ad essere presenti nelle carte di 500 ristoranti e alberghi di alto standing dalla Russia al Giappone, dall’America all’Inghilterra". Aneri li elenca con orgoglio: dal Four Seasons di New York, all’Hotel Imperial di Tokyo, dai lussuosi alberghi della catena Orient Express agli Starwood Hotels, da quelli cinque stelle di Sir Rocco Forte, al Palace di Saint Moritz, dal Ristorante L’Anima di Londra, al Cipriani di Montecarlo, lo Stresa di Parigi, il San Pietro di New York e il Ristorante Cracco di Milano, "solo per citarne alcuni".

Campione anche di marketing, Aneri, fin da quando nel 1995 ebbe l’intuizione di creare il premio ‘èGiornalismo’ insieme al fior fiore del giornalismo di razza italiano (nella prima giuria sedevano Indro Montanelli, Enzo Biagi, Giorgio Bocca). In un’intervista a L’Arena ha rievocato l’edizione del premio 2006, dove seduto al tavolo per la cena di gala c’era Mario Draghi, ospite d’onore della serata. "Scoprii così come quell’uomo, tecnico della finanza, dalla caratura internazionale, fosse anche molto spiritoso. Un uomo grandissimo e semplice". Adesso Aneri ringrazia Mattarella (lo ha fatto comprando pagine intere di giornale) per aver scelto Draghi "e così aver cambiato lo spirito delle persone, aver ridato la carica agli italiani. Come imprenditore mi sento più salvaguardato, abbiamo riconquistato credibilità nel mondo".

E di credibilità c’è bisogno perché "da alcune settimane sento che il clima è cambiato, il mondo e l’Italia stanno ripartendo dopo lunghi mesi di depressione. Le imprese investono, fanno progetti, vogliono tornare dove erano prima e magari andare più avanti". E anche il gruppo Aneri si presenta alla ripartenza con un nuovo investimento, un prodotto nuovo di zecca: l’amaro Anerissimo, che racchiude lo stile della casa, dal vino al caffè. "Era pronto a marzo 2020, poi tutto si è bloccato per il Covid. Adesso lo stiamo lanciando e i primi segnali sono buoni. E’ già presente a scaffale nei 150 supermercati dell’insegna Unes e il primo ordine dalla Romagna è arrivato dall’hotel Da Vinci di Cesenatico del gruppo Batani. Un buon segno, la Riviera adriatica che vuole ripartire".

Anerissimo, bottiglia ed etichetta dal design accattivante, è frutto di una selezione di 40 erbe botaniche in infusione alcolica e zuccherina, combinate in un ricetta esclusiva con grappa di Prosecco Aneri. Nasce così un amaro in cui note di genziana e rabarbaro si fondono con sentori balsamici ma in cui emerge e si impone un caratteristico retrogusto di caffè, che avvolge e soddisfa il palato. "Un ulteriore tassello di novità nella nostra produzione, che cerca di stare al passo con i gusti del consumatore però sempre nel segno della qualità". Il vignaiolo forse più mediatico d’Italia brinda anche con l’ultimo nato della sua cantina, "Leone" Asolo prosecco bio Docg, che porta il nome dell’ultimo nipotino. Gli altri prosecchi Vadobbiadene Docg (la tipologia collinare più esclusiva) recano in etichetta i nomi delle altre nipotine: Lucrezia, Giorgia e Ludovica. Le bottiglie firmate Aneri sono in tutto 600.000 e rappresentano il meglio del Nord Est enoico: Gewurztraminer, Pinot bianco e Pinot nero. L’export del vino sta ripartendo. "L’ultimo container l’avevo mandato in America nel settembre scorso. Dopo otto mesi ne abbiamo spedito un altro, era ora".

Buoni segnali arrivano anche dal caffè, che Aneri produce (140.000 chili) nella torrefazione di Serravalle Pistoiese col marchio "è Tricaffè" , una delle miscele più care al mondo, ottenuta alla vecchia maniera, a fuoco lento, utilizzando esclusivamente legno di acacia. La torrefazione, con 71 anni di storia, fu rilevata da Aneri, Luciano Benetton e ‘Giovannino’ Agnelli nel 1994. Adesso nella società c’è solo Aneri e, manco a dirlo, il suo caffè viene servito durante tutti i più importanti vertici internazionali svoltisi in Italia oltre che in alcuni dei locali più prestigiosi del mondo.

"Scordatevi i grandi numeri, i fatturati da centinaia di milioni di euro e le centinaia di dipendenti. Non è in questi termini che si misura il successo della famiglia Aneri – conclude Giancarlo – Siamo ‘artigiani di nicchia a tiratura limitata’, un gruppo famigliare. Il segreto del nostro successo sta nella filosofia alla base di tutti i nostri prodotti: una ricerca esasperata dell’eccellenza e della qualità da offrire in quantità selezionate per pochi clienti in giro per il mondo".