La democrazia del ballo della mattonella

Pic. Poc. Pic poc. La fessura traditrice che insidia il piede del passante. Il sampietrino malconcio che attenta alla sicurezza del ciclista. La lastra di cemento che minaccia il semiasse dell'auto e la forcella della motocicletta. Come il ballo del mattone, immortalato in un brano della nostra ragazza ye-ye Rita Pavone agli inizi degli anni '60, unì i giovani del boom al di là delle classi sociali, la danza della mattonella è democratica. Coinvolge tutti i frequentatori delle strade e dei marciapiedi in un parapiglia sfrenato. Lungo le vie chic dei centri e per le direttrici dei quartieri periferici. In nastri d'asfalto bisognosi di un restyling da anni, ma anche in rotonde allestite di fresco. Colpa dei tempi risicati nell'eseguire i lavori, di prove di carico appena abbozzate o dell'intenso passaggio di mezzi di ogni tipo che interessa parecchie porzioni dei centri in cui abitiamo, in particolare quelli più urbanizzati (transito a dire il vero ridotto in questi mesi di pandemia, segnati dai dribbling fra i vari colori delle zone)? Difficile dirlo. Fatto sta che le nostre città, spesso, meriterebbero un pizzico di attenzione in più da parte degli amministratori di ogni colore anche per quello che sta sotto i nostri piedi. O ruote. 

enrico.camanzi@ilgiorno.net