Movimento di Liberazione dal link di Zoom

"Ciao, vorremmo fare un saluto a tutti i bimbi, questo è il link": ok maestra dell'asilo, vedo di liberarmi. "Buongiorno, a questo link potrete seguire il corso sulla lettura ai neonati": va bene, pedagogista, segno in agenda. "Vorremmo salutare la nostra nipotina, ci diamo un appuntamento per una videochiamata?": d'accordo nonni, ora guardo quando siamo liberi. E poi ci si mettono anche gli amici: vuoi non berti un bicchiere di vino un sabato sera mentre chiacchieri fissando la webcam, insieme alla compagnia di sempre, parlando di vaccini, di come se la sta cavando l'Inghilterra, di com'erano belli i tempi in cui ci si beccava per un aperitivo?

Ormai è passato più di un anno, sono stati tredici lunghi mesi di frenetica Vad: Vita a distanza. Sempre attaccati a uno schermo per poter fingere di non aver interrotto nessuna attività, perché siamo in Lombardia, vietato fermarsi anche se imperversa una pandemia. Quasi quasi vien voglia di fare come i genitori e i prof che domenica e ieri hanno manifestato contro la didattica a distanza e a favore del ritorno in classe. Solo che la mia sarebbe una protesta diversa: contro l'obbligo degli schermi sempre accesi, della connessione h24, del meeting per ogni occasione. Lasciateci liberi di stare in zona rossa senza impegni, impastando le nostre pizze, dormendo, giocando a tombola, sognando vacanze estive da immunizzati. Ho già il nome giusto per il mio sit-in: Movimento di Liberazione dal link di Zoom.