C'è chi offre uno stipendio di 400 euro al mese per 20 ore di lavoro a settimana. Che, insomma, sarebbe più dignitoso dire cerco volontario a cui fanno schifo i soldi. Ma, c'è anche chi fa di tutto pur di trattenere i propri affezionati collaboratori. Insomma, i datori di lavoro non sono tutti uguali. Così, per uno che offre un caffè (alla macchinetta) come paga, ce ne sono altri che i lavoratori li amano. Anche troppo. Un imprenditore comasco è stato arrestato per stalking nei confronti di un ex socio. C'era talmente rimasto male del repentino addio all'azienda che ha iniziato a perseguitarlo con vari, e fantasiosi, sistemi. Rivelatisi inefficaci quelli è addirittura ricorso al soprannaturale, ingaggiando fattucchiere e maghidonascimiento vari, per apparecchiare riti esoterici in grado convincere il lavorator-prodigo a tornare sui propri passi. E non badava al prezzo: fino a 200mila euro di "spese magiche" per riabbracciarlo. Da una parte quindi uno che per cui il lavoro vale praticamente nulla, dall'altra uno per cui vale tutto, anche la possibilità di finire in carcere. Già, perché il vero problema del mercato del lavoro è questo: è chi cerca lavoro che deve presentare il curriculum, la fedina penale immacolata, il certificato di sana e robusta costituzione e via dicendo. Che deve dimostrare insomma di meritarselo quel lavoro. Chi lo offre il lavoro, invece, se ne può sbattere. E se faccessimo il contrario? Se fossero i datori di lavori, prima di diventare tali, a dover dimostrare di poterlo essere davvero? Se è troppo, ci si accontenta anche solo di un certificato medico che ne attesti la salute mentale.