La vergogna dello starnuto

Maledetta Primavera di Loretta Goggi, hit di culto degli anni '80 e inno nazionale di tutti gli allergici alle graminacee, è la colonna sonora che in questa settimana soleggiata accompagna, insieme all'autocertificazione, gli spostamenti dei fedelissimi della rinite. Al fastidio indescrivibile del prurito al naso, acuito dalla mascherina, e del bruciore agli occhi, affaticati da un anno di lenti appannate, ora si aggiunge l'imbarazzo per lo starnuto improvviso e incontrollabile: è lui, lo starnuto, il nemico pubblico numero uno nella primavera del Covid. Qualcosa di cui vergognarsi sotto gli sguardi di rimprovero di chi ti sta accanto. Specialmente a bordo dei mezzi pubblici, dove i pulviscoli di polline continuano a inseguirci indisturbati, proprio come all'aria aperta. E maggiore sarà lo sforzo per trattenere lo starnuto, più deflagrante risulterà il suo impeto e il conseguente fuggi-fuggi dei pendolari terrorizzati da una possibile invasione di particelle coronate di virus. "Tranquilli, è solo allergia", verrebbe da giustificarsi così. Excusatio non petita, indignazione manifesta. "Guardate, ho provato a curarla con il vaccino ma non ha funzionato", ..no, decisamente meglio non parlare di vaccini inefficaci con l'aria che tira. Conviene anche tenersi per sé i risultati di quella ricerca brianzola che paventa una correlazione tra l'aumento dei contagi e la proliferazione dei pollini o lo studio che attesterebbe una maggiore resistenza al virus da parte di chi è allergico. Peggiorerei la situazione. Alla fine, mi consolo, c'è sempre una via d'uscita, che sia l'immunità di gregge o scendere alla fermata successiva.