Ying Li: "Con il piano comunico e viaggio, suonare alla Scala era il mio sogno"

La 23enne pianista cinese, tra i finalisti del premio internazionale Antonio Mormone, racconta il suo incontro con Milano

La pianista Ying Li

La pianista Ying Li

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Tenace e sensibile, un talento assoluto che coltiva con intelligenza e tecnica, la pianista Ying Li, è fra i finalisti del Premio internazionale Antonio Mormone, presidente onorario Evgeny Kissin. Da domani fino all’11 luglio la ventitreenne pianista cinese è in scena con altri due pianisti arrivati in finale: il polacco Piotr Pawlak e la coreana Sun Yeon Kim. Un calendario di concerti che si terranno fra Conservatorio e Scala, in solo, poi col Quartetto Adorno e con l’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala. Dolce e raffinata, un interesse speciale per arte, musica e letteratura Ying Li racconta.

Quando ha scoperto il pianoforte? "La musica è sempre stata presente in casa; i miei genitori hanno suonato per diletto e uno zio materno lavora come pianista professionista in una chiesa. La famiglia di mamma è cristiana, nonna e zio collaborano con la parrocchia; bambina, ogni domenica andavo a messa, ricordo che piccolissima cercavo di suonare il pianoforte o, perlomeno, pestavo la tastiera, ripetevo la stessa cosa a casa dello zio, suonavo e cantavo a squarciagola, disturbando parenti e amici finché i miei chiesero allo zio di darmi qualche lezione. Avevo cinque anni, pensavo di aver trovato un nuovo giocattolo invece è diventato un protagonista della mia vita. Nessuno avrebbe mai immaginato che la musica sarebbe stata la chiave della mia identità, mi ha aiutato a diventare una persona".

Quando ha capito che sarebbe diventata pianista? "A 11 anni durante la mia prima competizione internazionale a Pietroburgo; ero affascinata da tutto ciò che vedevo, ascoltavo e mangiavo, non ero mai uscita dal mio paese prima d’allora. Sono sempre stata interessata a tutto ciò che è sconosciuto, è una delle ragioni per cui sono rimasta sedotta l’unicità dal suono del pianoforte. Nel 2009, in Russia, osservavo pubblico e giuria, leggevo i loro volti, notavo i sorrisi durante le mie esibizioni; ho capito che la musica unisce tutti, anche se le lingue sono differenti. Con il pianoforte comunico, viaggio: la musica è universale".

Quanto è importante partecipare a un concorso pianistico internazionale? "Tanto, in Italia ho incontrato un nuovo mondo e gli ho trasmesso il mio pensiero musicale. Nella carriera di un musicista un concorso internazionale è un’opportunità di studio, di acquisire valore, di esporsi al pubblico, crea relazioni con i Maestri della giuria. E, poi, suonerò alla Scala, che gioia".

Ed essere a Milano? "Poter conoscere la sua storia, la cultura è un regalo immenso; qui ho incontrato tante persone, sono nate amicizie. Ho subito visitato il Duomo, ho ammirato l’architettura, è stupefacente, mi sono sentita in soggezione come un antico pellegrino; ogni colore delle vetrate è come un suono o un frammento di poesia".