MARIA GRAZIA LISSI
Cultura e Spettacoli

Volodos, il virtuoso che non voleva esserlo

Lo chiamano il “poeta del pianoforte“. Arcadi Volodos (nella foto) torna a Milano per la Società dei Concerti, stasera alla...

Lo chiamano il “poeta del pianoforte“. Arcadi Volodos (nella foto) torna a Milano per la Società dei Concerti, stasera alla...

Lo chiamano il “poeta del pianoforte“. Arcadi Volodos (nella foto) torna a Milano per la Società dei Concerti, stasera alla...

Lo chiamano il “poeta del pianoforte“. Arcadi Volodos (nella foto) torna a Milano per la Società dei Concerti, stasera alla Sala Verdi del Conservatorio. In programma di Franz Liszt “Litaney auf das Fest Aller Seelen tratta da Schubert“ e “Dear Muller und der Bach da Schubert“, di Franz Schubert “Sonata in la maggiore D. 959“, finale con “Six Moments Musicaux D. 780 (op. 94)“ sempre di Franz Schubert.

Il pianista russo, considerato il moderno Vladimir Horowitz, possiede immaginazione e sentimento che si esprimono grazie a una tecnica ineccepibile. Quella di Volodos è stata un’ascesa fulminante: compie gli studi relativamente tardi, non partecipa a competizioni internazionali, eppure a fine anni Novanta è già una star internazionale. Il virtuosismo sconfinato, il senso del ritmo unico e l’uso poetico dei colori ne hanno sancito il successo in tutto il mondo.

Tuttavia, da circa un decennio, ha preso quasi le distanze da questa fama di "virtuoso": Volodos è sempre più il narratore di storie intense in un percorso interiore che unisce la musica e la ricerca poetica. Un guru della musica, entra in silenzio nell’anima di ogni composizione, restituendone l’essenza più pura e profonda in un’atmosfera quasi religiosa.

Volodos ha una personalità riservata, lascia alle note il compito di comunicare, ecco perché ottenere una sua intervista è un evento eccezionale. Per lui parla ora la sua musica, in questo caso quella di Schubert e Liszt che offre un dialogo tra mondi sonori apparentemente distanti, ma legati da un filo sottile di romanticismo.

Grazia Lissi