Svelati I Tesori della Ca’ Granda

Nasce il nuovo Museo che espone una galleria di ritratti di benefattori

Inaugurato lo spazio espositivo i tesori della Ca' Gfranda

Inaugurato lo spazio espositivo i tesori della Ca' Gfranda

Milano, 26 marzo 2019 - Non è certo passato alla storia come probabilmente in cuor suo sperava il conte Giovanni Battista Birago, ufficiale dell’esercito austriaco. Milanese benemerito: nel testamento aveva istituito erede dei suoi beni la moglie Cristina Croce, beneficiario l’Ospedale della Ca’ Granda. Matrimonio chissà se d’amore, stretto per rispetto a un diktat del fratello morto Lancellotto Gaspare. È invece nella storia dell’arte l’autore del suo ritratto, Francesco Hayez, che nel 1823, siccome Giovanni Battista aveva chiesto gli fosse innalzato un monumento nel camposanto di Lazzate, terra natia, solo per “ricevere maggiori suffragi”, gli dedicò un’ambientazione cimiteriale con tanto di cipressi e lapide.

Uguale strana coppia quella di Carlo Rotta, semplice ma ricco titolare di una fabbrica di saponi, e del suo ritrattista: il celebre Giovanni Segantini, che nel 1897 realizzò per lui, abbandonando mucche e vitelli, una tela di forte realismo, tutta giocata sul contrasto fra l’atmosfera calda di un interno e, fuori, la città immersa in una notte invernale. Sono, i quadri di Hayez e Segantini, due fra le opere di spicco - la seconda è anche l’unico ritratto eseguito dal maestro su commissione - della nuova esposizione permanente, ma possiamo definirla Museo, che si aggiunge alle bellezze di Milano, molte, come questa, meritevoli di valorizzazione: “I Tesori della Ca’ Granda” si intitola lo spazio espositivo allestito in via Francesco Sforza 28, sede degli uffici amministrativi e dell’Archivio Storico del Policlinico. Percorso inaugurato ieri dall’arcivescovo Delpini, presenti il sindaco Sala e il ministro Salvini: ieri giornata della Festa del Perdono, la ricorrenza che la Ca’ Granda festeggiava, sino al 1979, anche con una “biennale d’arte” sotto i suoi portici, esponendo, appunto, i grandi ritratti dei Benefattori dell’Ospedale.

Non tutti, naturalmente: sono 920 i generosi di una sterminata galleria che va dal ‘600 al ’900, anzi, ai giorni nostri, grazie a due giovani di Brera, Barnaba Canali e Romeo De Giorgi. Difficile è stata la scelta fra i numerosi capolavori, per esporre permanentemente 23 quadri. Si sono guadagnati il palcoscenico, fra gli altri, Angelo Inganni e il suo modello Giuseppe Colli-Marchini, barone, raffigurato nel 1863 mentre stende il testamento. Angelo Morbelli e Odoardo Fano, ragioniere e garibaldino: un ritratto quasi fotografico. Pelagio Pelagi, che nel 1822, immortalando Pietro Lattuada divise Milano fra gli estimatori suoi e i fan di Hayez. Fra il Pitocchetto e Carrà, Molteni e Sironi, non mancano neppure i ritrattisti di signore della Milano bene. Vedi il grande Mosè Bianchi: la dama è Giulia Lucini Colombani, vedova di uno dei fondatori del “Corriere della Sera”. La lady, però, tiene in grembo una copia dell’“Illustrazione Italiana”, il giornale di Emilio Treves.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro