Sei a tavola, un segno di normalità

Nel nome della prudenza i vari governi hanno scelto di volta in volta quali misure imporre, ogni tanto sfiorando anche il paradosso

LETTERA:

Caro Direttore, dopo tante incertezze e bracci di ferro fra rigoristi e aperturisti, abbiamo il verdetto: si potrà finalmente sedere in sei a tavola. Sarò l’avvocato del diavolo, ma che differenza c’è a sedersi in sette? Quando mai sapremo se queste limitazioni sono davvero efficaci contro il virus?  Antonella, da ilgiorno.it

RISPOSTA:

Quando davvero riusciremo a saperlo è un mistero forse per gli stessi virologi. Nel nome della prudenza i vari governi hanno scelto di volta in volta quali misure imporre, ogni tanto sfiorando anche il paradosso. Il via libera alle tavole da sei commensali al chiuso è una buona notizia, soprattutto per i ristoratori. La categoria, cioè, che più di tutte ha pagato il costo della serrata imposta dal distanziamento. E che ora che la campagna di vaccinazione di massa sta dando risultati significativi ha diritto a risalire la china grazie al proprio lavoro e alla voglia della gente di riassaporare momenti di convivialità dopo mesi tanto difficili. Il sì ai sei a tavola (inizialmente erano 8) si può forse tradurre in un segnale: torniamo a vivere insieme, ma senza rinunciare alla prudenza. Molte altre regioni si avvicinano alla zona bianca e nuovi allentamenti si profilano di conseguenza all’orizzonte. Il governo dovrà prendere atto della mutata situazione di queste settimane e adottare decisioni in linea con il miglioramento del quadro sanitario. Sarà il clima di quasi estate, ma in giro sembra già di avvertire profumo di normalità.  mail: sandro.neri@ilgiorno.net