Riccardo Muti Italian Opera Academy, giovani direttori crescono

Il Maestro ha presentato, in Fondazione Prada, la VII edizione. Con lui Miuccia Prada e Patrizio Bertelli

Il maestro Riccardo Muti, 80 anni, e l’ad del gruppo Prada, Patrizio Bertelli, 75

Il maestro Riccardo Muti, 80 anni, e l’ad del gruppo Prada, Patrizio Bertelli, 75

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"Non basta il braccio, il gesto per fare un direttore d’orchestra, ci vuole preparazione". E se lo dice Riccardo Muti, ascoltiamolo. Il Maestro ha presentato, in Fondazione Prada, la VII edizione di "Riccardo Muti Italian Opera Academy", con lui i presidenti della Fondazione, Miuccia Prada e Patrizio Bertelli. Alla guida dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, Muti propone l’Academy di formazione per giovani direttori e maestri collaboratori al piano provenienti da tutto il mondo; i partecipanti hanno tra 18 e 35 anni e sono diplomati in Direzione d’Orchestra o Pianoforte. Prove di sala, lettura e prove d’assieme, finale con il Nabucco di Verdi in forma di concerto, in Fondazione Prada, dal 4 al 15 dicembre. Il pubblico può partecipare a prove e concerti. Biglietti sul sito fondazioneprada.org. Aperte agli spettatori la presentazione dell’opera con Muti, sabato 4 dicembre, le prove dal 5 all’11, i due concerti del 14 e 15, il primo diretto da Muti, l’altro dai giovani. E il Maestro sorride: "I ragazzi quando scoprono la lirica, con le sue sfumature, restano stupiti". Maestro, come se lo spiega? "I giovani musicisti, nonostante provengano da accademie internazionali, pensano di eseguire un’opera solo seguendo il direttore d’orchestra senza dare attenzione a chi sta sul palco. Ci sono eccezioni ma dobbiamo allargare questa conoscenza. Ciò che faccio con questi giovani mi dà grande soddisfazione". Cosa spiega loro? "Molte cose elementari. Ad esempio: Forte deve concludere uno stato d’animo; se uno dice “ti amo“ avrà un’altra conclusione da chi dice “ti odio“. Non solo Toscanini, De Sabata e altri direttori sapevano che l’opera è teatro. Questo progetto nasce da una mia esigenza, non insegno a fare "1,2,3", trasmetto ciò che ho vissuto. Il gesto è un fine non un mezzo, oggi i direttori si muovono troppo, capelli che svolazzano, bocche aperte. Karajan quasi non si muoveva, Strauss, compositore e direttore d’orchestra, diceva “inutile fare scalmanate, in partitura c’è già tutto“. È nel lavoro di preparazione che si vede un direttore d’orchestra, non nel braccio". E lei com’è? "Non ho mai usato il gesto per far sapere quanto sono bravo. Vengo dalla scuola italiana che ha sempre guardato alla qualità. Una scuola che possiede una sua eleganza, nobiltà e punta solo all’efficienza". Cosa ha ricevuto da Milano? "Tanto, con Napoli è la città che mi ha dato di più, qui ho studiato. Sono arrivato qui nel 1962, come Totò e Peppino, ed è cambiata la mia vita". Il vostro Nabucco debutta in contemporanea al Macbeth alla Scala. "Milano non è una cittadina di provincia, come le grandi capitali può ospitare due prime la stessa sera".