Palazzo Te riparte con Tiziano

Il dipinto in prestito a Mantova dalla Galleria Borghese di Roma per celebrare la Venere e il ritorno alla cultura

Il capolavoro di Tiziano

Il capolavoro di Tiziano

 Arriva il capolavoro di Tiziano, Venere che benda amore, dalla Galleria Borghese di Roma a Palazzo Te (sino al 5 settembre), a sottolineare una ripartenza culturale nel segno della bellezza e battezzare una collaborazione importante. L’opera di Tiziano non finisce di stupire, ancora oggi, dopo cinque secoli; mostra tutta la controversa complessità dell’amore e della bellezza che genera nella composizione. Il quadro è datato fra il 1560 e il 1565, gli anni più maturi dell’artista: al centro del quadro una Venere sta bendando un cupido mentre viene distolta da un altro amorino alato che le si poggia su una spalla, con sguardo pensieroso; a lato le due ancelle, una con arco e frecce pronta a farle scoccare. Forse un quadro commissionato come dono di nozze, un’allegoria a sfondo mitologico che offre una ricchezza di particolari sui quali soffermarsi, dagli abiti della Venere ai colori del tramonto. Claudia Ceri Via, curatrice della mostra insieme a Maria Giovanna Sarti, fa notare che il "dipinto s’inserisce nella splendida cornice del cosiddetto “Palazzo dei lucidi inganni”, dove dal 26 aprile sono esposte la preziosa Venere velata del II° sec. A.C. e l’arazzo di Giulio Romano con una ninfa nelle vesti di una Venere Naturale circondata da putti in un rigoglioso giardino, due capolavori provenienti dal Palazzo Ducale. Queste opere, insieme alla Venere che benda amore di Tiziano, dialogano con le Veneri delle decorazioni a stucco e ad affresco di Palazzo Te, oggi valorizzate da un nuovo impianto di illuminazione e accompagnate da un piccolo libro che racconta le storie di Venere e i suoi travestimenti, pubblicato in occasione del programma espositivo Venere divina. Armonia sulla terra inaugurato in primavera con il nuovo percorso Il mito di Venere a Palazzo Te, visibile fino al 12 dicembre 2021". E in considerazione della collaborazione con la Galleria Borghese il dipinto è stato rimesso al centro di nuovi studi per indagare su una terza figura femminile, forse realizzata da un collaboratore della bottega e poi cancellata dal maestro.