Negramaro per sempre, prima l’amicizia poi la musica / VIDEO

Giuliano Sangiorgi, Andro e il terzo San Siro della band: in scaletta Senza Fiato, omaggio a Dolores O’Riordan

Giuliano Sangiorgi con la chitarra e Andrea Mariano

Giuliano Sangiorgi con la chitarra e Andrea Mariano

Milano, 4 maggio 2018 - «Meglio smettere di fare musica che di essere amici», assicurava Giuliano Sangiorgi ieri mattina nella sede de “Il Giorno” parlando del rapporto che tiene assieme i Negramaro da quindici anni. Anzi, da diciotto considerate le primissime cose di quando non avevano ancora un contratto discografico in tasca. E il 27 giugno al “Meazza” gli eroi di “Amore che torni” festeggiano il sodalizio con un grande show. «Se sul tavolo mettessimo canzoni e amicizia, salveremmo quest’ultima, perché se siamo arrivati fin qui lo dobbiamo proprio a questo nostro legame», ha detto in diretta Sangiorgi assieme al tastierista Andrea Mariano.

È il vostro terzo San Siro in dieci anni.

Mariano: «La nostra esperienza ci aiuterà a fare cose diverse da quelle fatte finora. Siamo attivi su più fronti. Da mesi stiamo lavorando alla sceneggiatura di questo grande show, che dovrà risultare un film di 2 ore-2 ore e mezza, con un finale che stiamo scrivendo proprio ora. Per la prima volta in vita nostra suoniamo in sei stadi, partendo da Lignano il 24, per passare a Milano, Roma, Pescara, Messina e infine Lecce il 13 luglio tra amici e parenti».

Sangiorgi: «Proprio nelle ultime ore ci è stato comunicato di aver superato i 150 mila biglietti venduti e questo fa del tour il passo più importante del cammino fatto finora».

Nel 2013, ai tempi dell’Una Storia Semplice Tour, chiedeste a Dolores O’ Riordan di cantare con voi a San Siro e all’Olimpico.

Sangiorgi: «Non fu possibile. Poi è successo quello che è successo. Proprio per questo abbiamo deciso di mettere “Senza fiato” in scaletta per l’ultima volta e di duettarla virtualmente con lei. In prova la frase finale “Tell me how am I supposed to live without you”, dimmi come dovrei vivere senza di te, ci ha fatto venire la pelle d’oca».

Come sarà?

Mariano: «L’ultimo disco rappresenta uno stimolo a rileggere nella sua chiave pure il passato».

Sangiorgi: «I classici come “‘Nuvole e lenzuola” o “Parlami d’amore” hanno la forza di rimanere se stessi anche sotto altre spoglie. Giocandoci senza stravolgerle, naturalmente. Il rispetto che abbiamo avuto per Modugno nel rifare “Meraviglioso”, infatti, iniziamo ad averlo anche per le nostre canzoni storiche».

Come avete scelto il repertorio?

Sangiorgi: «Mentre facevamo il “talent delle canzoni”, riascoltando tutti i pezzi per scegliere quali tenere e quali scartare, abbiamo notato che Bianca, la figlia che Andrea ha avuto pochi mesi fa, come sentiva le canzoni di “Amore che torni” iniziava ad agitarsi, quasi a ballare. Probabilmente le aveva assimilate già nella pancia della mamma. E il fatto ci ha spinto a metterne molte nello spettacolo; insomma la scaletta l’ha fatta Bianca».

Essere in sei a decidere è uno stimolo o un dazio da pagare?

Mariano: «Mettere d’accordo sei teste, con sei modi di pensare diversi, non è sempre facile, ma allo stesso tempo mette al riparo dal pensiero unico».

Sangiorgi: «Quando abbiamo smesso di vivere tutti assieme a Casa 69, il casolare da 14 stanze che condividevamo a Baganzola, vicino a Parma, pensavamo che si fosse chiusa una pagina della nostra vita. E invece quel sogno non è mai cambiato perché, tra dischi e tour, passiamo assieme almeno otto mesi all’anno e quindi quell’idea collettiva non è mai passata. L’augurio più grande che posso fare è quella di fare il lavoro che sognavi da bambino. E di poterlo condividere con gli amici».

Mariano: «Forse ci credevamo meno quando vivevamo assieme».

Nel frattempo sono nate pure le musiche del balletto “Tempesta”, in scena al Piccolo Teatro Strehler dal 12 al 14 giugno.

Sangiorgi: “Aterballetto mi ha chiesto tramite il ballerino-coreografo Giuseppe Spota di reinterpretare musicalmente “La tempesta” di Shakespeare per un balletto. Settanta minuti di musica che partono da bisbigli di bambini per arrivare ad un’orchestrazione completa, senza parole».

Perché lei Giuliano non s’è fatto mai tentare dalla carriera solista?

Sangiorgi: «Non ho mai sentito l’esigenza di fare il solista perché faccio anche altre cose. Il fatto che artisti enormi come Mina, Patty Pravo, Adriano Celentano o Laura Pausini abbiano chiesto a me di scrivergli delle canzoni, significa che il nostro spirito è arrivato anche ai grandi interpreti della musica d’autore. E questa è una grande vittoria, non mia, ma di tutti e sei».

Il cinema rimane una costante della vostra produzione.

Sangiorgi: «Siamo molto legati al grande schermo. Alessandro Borghi, uno degli attori del momento, è nato nel video di “Basta così”, il nostro brano con Elisa. Abbiamo rapporti bellissimi con Giovanni Veronesi e con Alessandro D’Alatri, con i quali abbiamo collaborato. È bello sentire che la nostra musica, anche senza la mia maledetta voce, fa un bel cammino. Se togliessimo, infatti, la voce alla musica dei Negramaro capiremmo ancora meglio l’evoluzione che c’è stata negli anni».