Vai col liscio... Mirko Casadei tra serate e film trionfa in Lombardia

E' ilf iglio del grande Raoul. I 90 anni dell’Orchestra

L’orchestra di Mirko Casadei

L’orchestra di Mirko Casadei

Milano, 21 agosto 2018 - Chissà quanti gliel’hanno già detto che buon sangue non mente. Così tanti che lui, Mirko Casadei, ormai non sembra farci più neppure caso. D’altronde ha bene chiari quali sono onori e (soprattutto) oneri del cognome che porta. Quando nel 1928 il prozio Secondo Casadei, “lo Strauss di Romagna”, sbarcò a Milano per incidere alla Fonit il suo primo disco, la sera si esibiva ancora al Dancing Rubicone di Gatteo a Mare per 25 lire e il Grande Nord rappresentava per polke e mazurke una prateria da conquistare. Oggi, invece, il pronipote è capace di esibirsi in Lombardia anche due volte in una settimana. Così, dopo lo spettacolo dell’altra sera a Gambara, eccolo in procinto di tornare venerdì alla Sagra di Santa Sabina a Mariana Mantovana. Questo dopo aver festeggiato, proprio ieri sera (anche se con qualche giorno di ritardo sul compleanno ferragostano), gli 81 anni di papà Raoul. «Solo questa estate ho in calendario un’ottantina di serate, che assieme a quelle invernali fanno quasi centocinquanta», spiega. «D’altronde sono novant’anni di storia della famiglia Casadei».

Secondo Casadei era fratello di suo nonno.

«Fu lui ad avere l’illuminazione di creare una musica intimamente romagnola, di appartenenza, trasmettendo negli anni Sessanta questa sua visione pure a mio padre, che successivamente riuscì a portare quella musica addirittura al Festivalbar».

Che anni quegli anni.

«Quando Secondo se ne andò, nel ’71, fu Raoul ad ereditare l’Orchestra trasformando la sua musica da ballo in un fenomeno nazionale. Il successo negli anni Settanta di “Ciao mare”, “Simpatia”, “La mazurka di periferia”, “Romagna e Sangiovese”, aiutò perfino la riscoperta del più grande successo di Secondo, “Romagna mia”, “deprovincializzandolo”».

E in questo processo Milano c’è sempre stata.

«Nessun altro ballo italiano ha invaso la pista di dancing e balere come il liscio, finendo in hit-parade. E tanto successo lo decretò proprio Milano. Basta pensare che la sola “Ciao mare” è riuscita a vendere 6 milioni di dischi in tutto il mondo. Ma all’inizio mi padre ricevette diverse porte in faccia, finché non trovò Vittorio Salvetti che decise di portare quel pezzo al Festivalbar».

Vai col liscio…

«Pure quell’espressione è nata in Lombardia, alle Rotonde di Garlasco. Siccome andava tutto bene, “Ciao mare” scalava la classifica e gli spettacoli erano un successo, Raoul si lasciò scappare quella frase “…e allora vai col liscio” che la giornalista Rosanna Mani riportò sulla copertina di Sorrisi & Canzoni contribuendo a farla diventare un marchio nazionalpopolare».

Fenomeno che sta per diventare un film.

«S’intitola “Tutto liscio” e io curo la colonna sonora. Uscirà intorno a febbraio con la regia di Igor Maltagliati e Maria Grazia Cucinotta nei panni di protagonista. Nel cast ci sono pure Ivano Marescotti e Raoul, impegnato in un cameo nei panni di se stesso».

Dove va ora l’Orchestra?

«Il segreto della sua longevità sta nella continua voglia di rinnovarsi. Come Secondo iniziò ad inserire i soli della musica swing nel liscio, col clarinetto in do, e Raoul sterzò verso il pop, così ora io provo a contaminare un po’ i suoni con quelli della world music».

Nell’estate 2018, come sta il ballo?

«La balera tradizionalmente intesa è un po’ in calo, mentre cresce l’attaccamento verso le musiche popolari con un ritorno al liscio. Da settembre, come Casadei, inizieremo a portare la cultura della nostra gente e delle nostre canzoni pure nelle scuole. L’opera di divulgazione inizierà in alcuni istituti romagnoli… e poi chissà».